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Uno studio preliminare che costerebbe diverse migliaia di euro, ma che è stato già compiuto in altre regioni d'Italia; un costo di eradicazione della specie grigia elevatissimo ma rischio che i danni all'agricoltura possano superare la cifra dell'intervento di contenimento della specie già presente in Umbria
scoiattoli

 Più che l’assonanza del cognome e l’appartenenza ad un giunta rossa ha fatto premio la mancanza di soldi e così il vice presidente della Provincia di Perugia, Aviano Rossi, ha esposto pollice verso nei confronti degli scoiattoli rossi che rischiano di essere sterminati dai loro rivali venuti dall’America, i più grandi ed aggressivi scoiattoli grigi che, dopo alcune regioni del nord Italia e del resto d’Europa, si sono insediati anche nei dintorni di Perugia.

La battaglia contro i grigi non è condivisa da tutti anche nel mondo ambientalista. Alcuni sono per la difesa delle razze autoctone, come i rossi, altri vorrebbero che ai grigi non si torcesse un pelo.

Il vice-presidente Aviano Rossi, in Consiglio provinciale di Perugia, ha spiegato che esiste un progetto per la tutela dello scoiattolo nativo che prevede soprattutto nel perugino – Monte Malbe e Percorso Verde di Pian di Massiano – la cattura di una decina, massimo una ventina di esemplari ma ha precisato: "Lo ribadisco in questa aula: per quanto mi riguarda non firmerò un provvedimento, tra l’altro poco incisivo, che costerà diverse centinaia di migliaia di euro – come previsto dal Piano – di denari pubblici quando non ci sono fondi a bilancio per cose ben più utili e fondamentali per far uscire dalla crisi i cittadini".

Che catturare una ventina di animaletti costi così tanto appare a prima vista assurdo, ma forse poi questi animaletti dovrebbero essere studiati e la maggiore spesa, di quella sopra indicata da Rossi, si avrebbe in questa fase.
Ora però sembra che anche per questa storia prevalga una costosa autarchia perché, come detto, il problema è comune a mezza Europa e da altre parti questi studi sono già stati eseguiti e si sta molto più avanti.

Un progetto di eradicazione dello Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) dal territorio piemontese elaborato dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica Università degli Studi di Torino. DiVaPRA – Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente, è datato anno 1997 e prevedeva costi altissimi, ma solo per l’eradicazione di migliaia di animali, non due decine.

Dal’altro canto lo stesso studio segnalava che “In Piemonte sono già segnalati danni da scortecciamento (Currado e Scaramozzino 1989), ma un rischio economico più grave riguarda il possibile impatto dello Scoiattolo grigio sui noccioleti delle Langhe in caso di espansione dell’areale della specie.
La produzione piemontese di nocciole del 1996 è state di circa 100.000 quintali (dati Frutticoltura Industriale), per un fatturato complessivo di circa 40.000.000.000 di lire.
L’impatto causato dal prelievo dei frutti da parte dello Scoiattolo grigio potrebbe riguardare il 10-15% del prodotto, per un danno stimato di 4-6 miliardi di lire annue.
Non esistono al momento stime dei danni ai pioppeti che lo Scoiattolo grigio potrebbe causare, anche se ricerche svolte in Piemonte hanno evidenziato come l’impatto della specie potrebbe riguardare il 30% della produzione.

In Gran Bretagna i danni da Scoiattolo grigio sono stimati in un minimo di 2.000.000 sterline l’anno per perdite di alberi di latifoglie (più di L. 5.500.000.000); sono segnalati danni crescenti a coltivi ed impianti di conifere, attualmente non quantificabili.
Ogni anno vengono spese circa 300.000 sterline (circa L. 840.000.000) per il controllo degli scoiattoli, con buoni risultati.”.

Dunque quel che costa molto è la vera e propria eradicazione di centinaia o migliaia di scoiattoli grigi, non già uno studio preliminare, su una ventina di essi, che già esiste in Italia e sicuramente anche altrove.

Quanto alla soluzione definitiva, occorre tenere in considerazione che se non si interviene presto lo scoiattolo grigio si potrebbe espandere in tutta l’Umbria e non è detto che a farne le spese non siano le piante di pregio: olivo e vite ad esempio ed allora gli indennizzi agli agricoltori sarebbero ben salati.
Peraltro tardare significa che nel frattempo i simpatici ma dannosi animaletti si moltiplicano e con essi la spesa

Il problema era stato sollevato con una interpellanza del consigliere provinciale Paola De Bonis (Pdl) per la quale "Non voglio entrare nel merito se sia giusto oppure no un abbattimento di questa specie non autoctona, ma in questo momento difficile si apprende che il progetto nuovo da attuare per poche catture avrebbe un costo con diversi zeri che dovranno sborsare sia la Regione dell’Umbria, la Provincia di Perugia, il Comune di Perugia. Mi auguro che la Provincia capisca bene che le risorse a disposizione devono essere dirottate verso le scuole, le imprese e il welfare.
Non si possono finanziarie oggi questi interventi per quanto importanti ai fini della tutela della fauna".
Ma qui forse occorre avere l’occhio lungo e pensare anche all’economia degli umani
 

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