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In Umbria, per ragioni geologiche, le frane sono una componente imprescindibile del territorio, che può riattivarsi stagionalmente o eccezionalmente, per eventi meteorologici estremi o terremoti, mentre in condizioni ordinarie presenta un’ evoluzione per la maggior parte lenta
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I dati disponibili  fanno rilevare, in sintesi, che l’8,7% del territorio collinare-montano dell’Umbria è in frana, un valore in linea con la media nazionale (8,9%),  con una superficie totale instabile pari a 651 Km2 ed un numero molto elevato di singoli eventi (34.545) per la maggior parte quiescenti (73%), fino ad ora ma le intense piogge dell’ultimo periodo potrebbero rimettere in moto le frane a cinematica lenta (88%).
Il rischio si genera quando la pericolosità da frana si riscontra in territori abitati, e può essere di vario grado a seconda  della ricorrenza e intensità delle frane e della vulnerabilità dei beni esposti.

Sotto questo profilo il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) dell’Autorità di Bacino del fiume Tevere, in cui ricade il 95% del territorio regionale, delimita e vincola in Umbria 185 aree esposte a rischio di frana elevato o molto elevato e riconosce 63 aree a rischio medio, la cui disciplina è demandata alla Regione.
E la Regione Umbria ad oggi ha speso 550 milioni di euro con più di 400 interventi realizzati, 82  aree a rischio del PAI messe in sicurezza, almeno parzialmente, a fronte delle 185 totali in Umbria.

Volendo fare una proiezione a medio-lungo termine della spesa ancora necessaria per mettere in sicurezza tutte le aree ancora a rischio in Umbria, questa si aggira intorno ai 180 milioni di euro.
Queste le cifre e lo scenario di pericolosità da frana in Umbria  contenute nel Documento approvato dalla Giunta regionale.

“In Umbria l’abbondanza di frane quiescenti, ha sottolineato l’assessore Vinti, configura uno scenario di “attesa” su cui le condizioni meteo-climatiche possono provocare riattivazioni, anche con gravi danni al patrimonio antropico, come è accaduto nel novembre 2005 e più recentemente nel novembre 2012.
Prevedere gli scenari di riattivazione è una sfida ancora aperta, per le numerose variabili in gioco legate sia alle forzanti meteorologiche che alle frane stesse, ma sicuramente non può prescindere dalla conoscenza della frequenza storica degli eventi franosi nel territorio regionale.
Sotto questo aspetto, in Umbria si contano ad oggi 266 ambiti urbanizzati maggiormente esposti a ricorrenza storica di frane, catalogati dal Servizio Geologico e Sismico.
Ma, oltre ai numeri e alle statistiche, è importante evidenziare il carattere proprio della franosità dell’Umbria, che si  contraddistingue come diffusa, cioè distribuita su quasi tutto il territorio collinare-montano anche se prevalentemente con forme quiescenti, persistente, in quanto le frane tendono a ripetersi nelle stesse zone in cui si sono verificate in passato, e ricorrente, soggetta cioè a riattivazioni periodiche.

E’ inoltre necessario rimarcare che in Umbria, per ragioni geologiche, le frane sono una componente imprescindibile del territorio, che può riattivarsi stagionalmente o eccezionalmente, per eventi meteorologici estremi o terremoti, mentre in condizioni ordinarie presenta un’ evoluzione per la maggior parte lenta, quindi controllabile con adeguate azioni di prevenzione e di governo del territorio”.

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