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Secondo il capogruppo regionale di Fratelli d'Italia, Franco Zaffini, la maggioranza della cosietà mista pubblico privato che gestisce la nota istituzione è stata messa nelle mani del socio privato da dirigenti della sanità pubblica, in contrasto con la normativa di riferimento, che poi sono transitati nel privato.
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Il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Franco Zaffini ha presentato una interrogazione all’Esecutivo di Palazzo Donini per chiedere chiarimenti circa “la struttura d’eccellenza per la riabilitazione ‘Prosperius Tiberino’ di Umbertide, una spa mista, pubblico – privata, la cui maggioranza è stata messa nelle mani del socio privato da dirigenti della sanità pubblica, in contrasto con la normativa di riferimento”.
Posto che “la struttura è diventata realtà esemplare nel campo della riabilitazione, grazie anche alle ingenti risorse investite dal pubblico (Comune di Umbertide, Asl 1, Asl 2, Regione), sia in termini di quote societarie che di budget assegnati alla struttura, Zaffini chiede “chiarimenti circa le responsabilità di chi ha determinato la posizione di preminenza del privato ed anche quali siano “gli intendimenti della Giunta per sanare la macroscopica violazione della normativa vigente” che il consigliere regionale ritiene sia avvenuta quando è scaduta la clausola contrattuale che stabiliva una riserva di cinque anni durante i quali l’allora Unità sanitaria locale (Usl) 1 avrebbe conservato una partecipazione minoritaria, mentre nel frattempo, con l’entrata in vigore del decreto legislativo 229/99, il 49 per cento era diventato il limite massimo di partecipazione del partner privato nelle società di tipo misto in ambito sanitario.
Zaffini ha così ricostruito la storia della nascita del Prosperius, non mancando di fare allusioni a personaggi della politica e dell’amministrazione regionale dell’epoca
L’istituto Prosperius nasce a seguito della riorganizzazione e riconversione dell’Ospedale di Umbertide con un percorso particolarmente rapido posto in essere dagli allora dirigenti dell’Asl 1, Truffarelli (direttore generale) e Stalteri (direttore sanitario). In particolare, il bando di gara emesso per l’individuazione del partner, poneva una serie di condizioni convenienti per i futuri soci, tra cui la garanzia di una riserva di cinque anni durante i quali l’allora Unità sanitaria locale (Usl) 1 avrebbe conservato una partecipazione minoritaria.

Se fino al 1999, garantire a priori ad un socio privato il controllo di una società mista con compiti di tutela della salute, era, quanto meno, eticamente discutibile, da quell’anno in poi tale garanzia è diventata illegittima, con l’entrata in vigore del decreto legislativo 229/99 che fissava nel 49 per cento il limite massimo di partecipazione del partner privato nelle società di tipo misto in ambito sanitario.

Oggi in Umbria c’è una struttura che è controllata da un privato di fuori regione, che ha ben 111 posti letto di riabilitazione autorizzati (il cinquanta per cento della dotazione prevista per tutto il territorio delle ex Asl 1 e 2; attuale Asl unica di Perugia – Città di Castello) e con il 98 per cento del fatturato garantito dalle stesse Asl per importi che, solo nel 2011, si sono attestati intorno ai dieci milioni di euro”.

Zaffini chiede specifici approfondimenti anche perché “è sotto la guida del medesimo direttore generale che la Asl 1, prima, e la Asl 2 poi, fanno il loro ingresso nella spa, abdicando al diritto sancito dalla normativa di detenere la maggioranza delle quote, peraltro a favore di un privato che risulta essere stato coinvolto in indagini della Procura per ipotesi di truffa ai danni di una Asl toscana, per la richiesta di rimborsi per prestazioni sanitarie mai rese o ‘gonfiate’ e per tangenti sulla fornitura di presidi sanitari”.
 
“Il tutto – continua Zaffini – è avvenuto con l’avallo della Giunta regionale nella quale la sanità era all’epoca gestita dall’assessore Maurizio Rosi, già sindaco del Comune di Umbertide che aveva destinato alla nuova struttura un miliardo e mezzo di vecchie lire provenienti da un lascito.
Non è chiaro, inoltre, come quelle somme siano state poi impiegate, posto che lo stesso Comune ha sottoscritto in Propserius un capitale pari a soli duecento milioni di vecchie lire”.
 “Infine – scrive ancora Franco Zaffini – appare desolante che a più riprese siano transitati nel cda di Prosperius illustri pensionati della Giunta e della sanità regionale, non paghi di aver gestito per anni la ‘polpa’ del bilancio regionale: lo stesso attuale presidente del consiglio d’amministrazione è Domenico De Salvo, ex direttore regionale alla sanità negli anni in cui decolla l’operazione Prosperius.

Questo – conclude il capogruppo di Fd’I – è il ‘finto privato’ che danneggia quello vero che investe risorse proprie e viene rigorosamente controllato dalla parte pubblica; quello a cui occorre aprire per garantire l’effettiva libertà di cura prevista dal nostro ordinamento, prima che tutto il sistema della sanità pubblica collassi sotto il peso delle difficoltà economiche e degli interessi voraci di chi gestisce il pubblico interesse come una cosa propria”.

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