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La riforma avviata nel 2013 con lo scopo di migliorare il servizio sanitario, garantendone la sostenibilità finanziaria senza ricorrere a nuove tasse e tickets attraverso processi di integrazione e semplificazione di sistemi e strutture, non sta ancora dando, ad oggi, i risultati attesi.
Il processo di costituzione delle due Aziende Ospedaliere Universitarie di Perugia e Terni sembra fermo.
La riorganizzazione della rete ospedaliera fa fatica a realizzarsi anche per incomprensibili resistenze territoriali.
Il riassetto istituzionale delle due Asl sembra ancora solo sulla carta e le poche scelte assunte più che semplificare e ridurre le strutture sembrano moltiplicarle.
I servizi sanitari distrettuali fanno fatica a svilupparsi e restano uno dei punti più critici e deboli del sistema sanitario umbro ancora troppo incentrato sugli ospedali, con un ruolo troppo debole dei Distretti Sanitari e dei Centri della Salute e un insufficiente capacità di intervento sull’appropriatezza delle cure e prestazioni.
I processi di riorganizzazione dei servizi vanno avanti a singhiozzo e in maniera troppo poco coordinata in una visione di insieme. A ciò si aggiunge un sistema di appalti e esternalizzazione di servizi poco convincente e mal governato.
I processi si integrazione socio-sanitaria fanno fatica a realizzarsi e lo stesso Fondo per la non autosufficienza, se pur positivamente e parzialmente rifinanziato, attende ancora di essere gestito in modo meno burocratico e più efficiente in termini di prestazioni, servizi e aiuti alle famiglie interessate.
Sempre più evidenti si mostrano le carenze di organico, le politiche del personale, l’aumento del precariato e dei carichi di lavoro, la mancata contrattazione di secondo livello, l’assenza di adeguate relazioni sindacali nelle aziende e quando ci sono si caratterizzano purtroppo solo per mettere in discussione condizioni economiche già acquisite dal personale.
Le conseguenze di tutto ciò sono evidenti nei confronti dei cittadini con ancora troppo lunghi tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, reparti ospedalieri e pronti soccorso ingolfati, malati in barelle nei corridoi, servizi territoriali per le cure primarie ancora troppo disorganizzate, un peggioramento delle condizioni di lavoro complessive del personale sanitario.
Verrebbe da dire che ad oggi sono proprio i cittadini e il personale sanitario gli unici soggetti che stanno pagando davvero il prezzo dei disordinati processi di riorganizzazione e dei risparmi realizzati.
Per il sindacato è davvero urgente un confronto con la Presidente Marini per un esame franco sull’andamento del processo di riforma sanitaria e per ricreare le condizioni di una sua gestione condivisa capace di rimettere nei binari giusti l’intero processo di riforma e riorganizzazione del sistema sanitario umbro che può e deve tornare ad essere un sistema capace di garantire quei livelli di qualità ed efficienza che i cittadini umbri si attendono anche adottando rigorosi criteri sui costi standard, di controllo sui centri di spesa e un sistema di valutazione della qualità dei servizi ospedalieri e distrettuali erogati.
L’incontro sindacale introdotto dal segretario regionale Cisl Umbria Claudio Ricciarelli e concluso dagli interventi dei segretari regionale di Cgil e Uil Raffaella Chiaranti e Claudio Bendini, ha sollecitato con forza l’esigenza di una adeguata azione sindacale per ridare la giusta centralità a problemi presenti nel comparto e per rivendicare l’attenzione necessaria da parte delle Istituzioni preposte.
A tale scopo sarà organizzato, entro i primi giorni di aprile, un’assemblea generale dei quadri e delegati sindacali di tutta la sanità umbra con le categorie dei lavoratori attivi e pensionati per dare ancora più evidenza alle richieste sindacali e al necessario confronto con la presidente Marini.

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