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Il consigliere regionale Dottorini punta il dito sui verbali dell'inchiesta dai quali emergerebbe “un quadro tutt’altro che rassicurante per ciò che riguarda il mega progetto di trasformazione in autostrada a pedaggio della Orte-Mestre”
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“Dai verbali relativi all’inchiesta sul Mose stanno emergendo risvolti inquietanti che riguardano anche il mega progetto di trasformazione in autostrada a pedaggio della E45 Orte-Mestre. Un intreccio di relazioni trasversali agli schieramenti politici sembra delineare i contorni di un affare che poco ha a che vedere con l’interesse pubblico e molto con gli appetiti di possibili gruppi di potere. E’ esattamente ciò che i cittadini che si battono contro questo mostro di cemento e asfalto denunciano da sempre: non ci sono motivazioni plausibili per un intervento di tali dimensioni, il progetto portato avanti dalla cordata Bonsignore è inutile, dannoso per l’economia e per l’ambiente e senza alcuna logica infrastrutturale”. Con queste parole il consigliere regionale Oliviero Dottorini (Idv), che nella nota fa riferimento anche al suo ruolo di presidente di ‘Umbria migliore’, interviene sullo scandalo della Orte-Mestre portato alla luce dal Il Fatto Quotidiano oggi in edicola.

“È significativo – continua Dottorini – che dai verbali degli interrogatori sullo scandalo Mose, emergano testimonianze che descrivono una trasversalità di personaggi coinvolti tutt’altro che rassicurante. Attorno alla torta da 10 miliardi di euro che i cittadini delle regioni coinvolte saranno chiamati a pagare anche attraverso il pedaggio si sarebbero concentrati appetiti bipartisan, che potrebbero spiegare la tenacia con cui si persegue questo assurdo disegno infrastrutturale. Il fatto inquietante è che a tutt’oggi non è ancora dato conoscere il piano economico-finanziario del progetto. Ciò che appare evidente tuttavia è che il meccanismo del project financing fa in modo che i privati anticipino le risorse, ma che il conto lo paghino i cittadini sia attraverso il pedaggio che attraverso la defiscalizzazione a carico dello Stato. Persino il rischio d’impresa sarebbe a carico dei contribuenti. Infatti ricavi inferiori alle previsioni, con volumi di traffico insufficienti, comporterebbero l’impegno dello Stato a intervenire pagando la differenza. Quindi oltre al pedaggio a carico dei cittadini e alla defiscalizzazione a carico dello Stato, anche gli eventuali errori di valutazione economica ricadrebbero sulle spalle del pubblico. Una situazione insostenibile che la retorica delle grandi opere non riesce più a mascherare. C’è solo da sperare che siano gli scandali di queste settimane ad aver indotto il governo Renzi a rallentare l’iter di approvazione del progetto che ormai da qualche mese avrebbe dovuto essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale”.

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