Abbiamo avuto notizia del fatto che ENEL ha elaborato un piano di rilancio della centrale di Ponte di Ferro mediante la conversione a “biomasse”, per un totale di 16 megawatt.
Ai sensi di legge nella categoria delle “biomasse” rientra tutto ciò che ha matrice organica, ivi inclusa la frazione biodegradabile dei RIFIUTI SOLIDI URBANI.
Orbene, fermo restando il fatto che i livelli di inquinamento di una centrale a “biomasse”, anche qualora bruci solo cippato vergine, sono tutt’altro che sicuri e men che meno accettabili per un impianto situato in fondo ad una valle con la sommità della ciminiera che si trova 70 metri al di sotto del piano del Capoluogo, riteniamo doveroso ribadire che BEN DUE PROGETTI di riconversione della centrale di Ponte di Ferro a “biomasse” sono stati RICUSATI, nel 2008 e nel 2011 dall’Amministrazione Comunale di Gualdo Cattaneo per mezzo di due votazioni consiliari all’unanimità dei presenti.
E’ dunque lecito chiedersi:
1. dal momento che un ettaro di pioppeto impiega ben due anni per produrre appena 17 tonnellate di cippato vergine, da dove dovrebbe arrivare il combustibile? Cosa si intende REALMENTE bruciare presso la centrale di Ponte di Ferro?
2. il pioppo, la robinia, il sorgo e la “arundo donax” (volgarmente detta canna comune) sono arborescenze notoriamente idrovore, cioè necessitano di enormi quantità di acqua. La canna comune, oltre ad essere idrovora, è notoriamente INFESTANTE: per quale motivo si dovrebbe devastare l’agricoltura locale, votata alla produzione di pregio ad alto valore aggiunto, per coltivare ROBA DA BRUCIARE a bassissimo valore aggiunto?
3. per quale motivo l’amministrazione Pensi nel 2011 approva un documento in cui si parla di “superamento dei processi di combustione” e nel 2014 , in barba al macroscopico conflitto di interessi, conferisce a Graziano Gentili – DIPENDENTE ENEL E MEMBRO DELL’RSU DELLA CENTRALE – l’assessorato all’Ambiente?
4. per quale motivo il gestore dell’impianto, nonostante le due ricusazioni del 2008 e del 2011, e nonostante la dichiarazione dell’allora responsabile delle Pubbliche Relazioni di ENEL Dott. Massimo Bruno il quale il giorno 8 gennaio 2008 scriveva testualmente che “ENEL non intendeva e non intende procedere all’utilizzo di biomasse nei propri impianti qualora non si determini una condizione di consenso da parte del territorio”? Quali GARANZIE POLITICHE sono sopravvenute nel frattempo per far sì che ENEL tornasse alla carica con l’ennesimo progetto di conversione a “biomasse”?
5. non sarà, forse, che qualcuno a Perugia vuole un termocombustore autorizzato a bruciare “biomasse” (e quindi, per legge, anche il CSS, cioé COMBUSTIBILE DA RIFIUTI) per poi, gradualmente, trasformare il sito nell’INCENERITORE DI RIFIUTI DELL’UMBRIA?
A titolo puramente informativo, abbiamo già conferito l’incarico ad un legale e stiamo sottoponendo la questione ai mass media: vi garantiamo che ne verrà fuori un CASO NAZIONALE. Chi vuole intendere intenda.
I signori politici scelgano da quale parte stare.
PUBBLICA ASSEMBLEA LUNEDI’ 15 DICEMBRE ORE 20:45 PRESSO LA SALA “IL DIRIGIBILE” di PONTE DI FERRO.