In controtendenza alla fase di recessione dell’economia italiana vola il business dell’agromafia che con un aumento del 10 per cento in un anno raggiunge i 15,4 miliardi di euro nel 2014.
È quanto emerge tra l’altro dal terzo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, alla cui presentazione oggi a Roma ha preso parte anche una delegazione della Coldiretti Umbria.
Produzione, distribuzione, vendita sono sempre più penetrate e condizionate dal potere criminale, esercitato ormai in forme raffinate attraverso la finanza, gli incroci e gli intrecci societari, la conquista di marchi prestigiosi, il condizionamento del mercato, l’imposizione degli stessi modelli di consumo e l’orientamento delle attività di ricerca scientifica. Non vi sono zone “franche” rispetto a tali fenomeni.
Il settore agroalimentare – commenta il Presidente Coldiretti Umbria Albano Agabiti – è diventato negli ultimi anni sempre più appetibile a fenomeni malavitosi, anche in virtù della sua capacità di resistenza alla crisi economica. Per contribuire a questa battaglia, Coldiretti – ricorda Diego Furia Direttore regionale Coldiretti – ha istituito l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, per diffondere la conoscenza e la consapevolezza del patrimonio agroalimentare italiano, con l’obiettivo di creare un sistema coordinato e capillare di controlli idonei a smascherare i comportamenti che si pongono in contrasto con la legalità.
Anche in Umbria – prosegue il Presidente Agabiti – non vanno sottovalutati ad esempio, rischi di fenomeni di manipolazione o adulterazione di prodotti, di frodi commerciali, “speculazioni” ambientali, casi di abigeato, così come anche a livello locale deve rimanere alta l’attenzione sull’Italian sounding, una “pratica” che, con un indebito richiamo alla tradizione alimentare made in Italy e un fatturato di oltre 60 miliardi di euro, danneggia imprese e consumatori.