In attesa di vedere concretamente all’opera l’E-Cat di Rossi, che potrebbe subire un’accelerazione visto il successo delle repliche in Russia, tutta la scena internazionale è in rapido cambiamento e giorno dopo giorno si evidenzia, secondo QualEnergia.it, l’ampiezza della transizione energetica in atto.
Avere energia a basso costo ( salo le imposte che mettono gli stati per far quadrare i conti) e soprattutto con ridotte emissioni di C02, potrebbe essere il tratto distintivo del secolo in corso e raggiunto nei primi decenni
Nel 2015 la potenza eolica cumulativa supererà per la prima volta quella atomica (420 GW contro 385 GW). E, in termini di elettricità prodotta, solare ed eolico sorpasseranno il nucleare all’inizio del prossimo decennio.
Secondo la stima dell’associazione dei produttori elettrici italiani le fonti rinnovabili nell’anno appena passato hanno generato 117,3 TWh contro i 109,7 del 2013 (+7,6 TWh con un incremento del 6,9% circa).
Il peso della produzione da fonti rinnovabili sulla produzione complessiva passa dal 40 al 44%, mentre quello della produzione da fonti fossili sulla produzione complessiva si riduce dal 60 al 56%.
All’interno della produzione elettrica da fossili il calo più rilevante è quello del gas (-15,1 TWh), che quest’anno ha consentito la produzione di 90,8 TWh, dunque molto meno di tutte le rinnovabili, anche escludendo la produzione elettrica da biomasse.
Altro elemento sottolineato da Assoelettrica è il calo del prezzo dell’energia elettrica sulla Borsa elettrica (PUN): anche nel 2014 è diminuito, dopo il 2013 e 2012, attestandosi mediamente a 53,8 €/MWh rispetto ai 65 €/MWh del 2013
Il costo del kWh solare si è dimezzato negli ultimi 4 anni, i prezzi dei moduli FV sono scesi del 75% dal 2009 al 2014, un piccolo impianto installato chiavi in mano in alcuni mercati come quello tedesco ora costa il 36% di quel che costava 7 anni prima. Ma c’è chi prevede che ci siano ancora margini significativi e che i prezzi continuino a calare a ritmi sostenuti.
Ad esempio l’ultimo report di Deutsche Bank, stima che i prezzi di un impianto FV su tetto possano calare del 30-40% nel giro dei prossimi 3 anni.
In un mercato come quello statunitense – che va detto ha prezzi ancora un po’ più alti di quelli che si trovano in Germania o in Italia – la banca tedesca stima che un impianto di piccola taglia residenziale, prezzo chiavi in mano, passerà dai 2,90 $/W a circa 1,80 $/W entro il 2017 (cioè da circa 2.500 euro/kW a circa 1.600).
Il calo dei prezzi, scrivono gli analisti DB, sarà più marcato nel residenziale, dove c’è ancora un ampio margine per migliorare l’efficienza della filiera con economie di scala.
Da dove verrà questa riduzione? Dal 2011 al 2014, si legge nel report, il costo dei moduli dei principali fornitori cinesi è sceso da 1,31 a 0,50 $/W, di circa il 60% in 3 anni, soprattutto grazie a miglioramenti nei processi produttivi e aumento delle efficienze.
Ma per i prossimi anni non sarà la componente moduli il principale driver della riduzione dei prezzi.
Mentre silicio e moduli hanno avuto un ruolo principale nella diminuzione dei prezzi degli ultimi 5-10 anni, sulla quella prevista per i prossimi anni peseranno sempre di più le altre componenti e i costi cosiddetti soft: progettazione, installazione, acquisizione del cliente, ecc.
Nel 2014, si osserva, il silicio non costituiva che il 10-11% del costo di un impianto. Quindi i miglioramenti economici su questa parte della filiera avranno un ruolo marginale.
Quanto ai moduli FV, secondo DB, il calo continuerà, arrivando agli 0,50 $/W nel giro di qualche anno. Altro contributo alla discesa del costo degli impianti verrà dalla fetta che riguarda gli inverter: DB prevede che il trend calante dei prezzi continui ad un tasso del 10-15% l’anno. Grazie a limature sui costi delle componenti, progressi tecnologici e dei processi produttivi, ma anche a una più accesa competizione dovuta a nuovi entranti, si stima una diminuzione dei prezzi dagli 0,25 $/W attuali a 0,17 entro tre anni.
Altre riduzioni verranno da aspetti spesso finora trascurati, come i sistemi di montaggio e le altre componenti: il costo dei sistemi di montaggio, si prevede, calerà da 0,25 a 0,16 $/W, mentre quello delle altre componenti da 0,30 a 0,17.
Altri 20 centesimi si recupereranno dai costi di installazione che, secondo il report, scenderanno da 0,65 a 0,45 $/W, anche qui entreranno in gioco le economie di scala.
Interessante quel che si legge sui costi di vendita/acquisizione dei clienti: in 3 anni si abbasseranno da 0,50 a 0,20 $/W perché la convenienza del FV diventerà sempre più conosciuta e accettata e perché le aziende svilupperanno nuovi o più efficienti modelli di business per relazionarsi ai clienti. Grazie a sistemi online per contattare il cliente, schemi di third party ownership, utility che entrano nel business scalando il costo dell’impianto dalla bolletta, “il solare inizia a vendersi da solo”, osservano gli analisti di DB.
Infine una piccola limatura dovrebbe esserci anche sui costi legati alla burocrazia e alle autorizzazioni, tagliati soprattutto in mercati in cui gli incentivi cessano (come il nostro).
Insomma, lima di qua e lima di là, ed ecco che il costo degli impianti FV residenziali nei prossimi 3 anni, secondo la banca, calerà del 30-40%, con analoghe riduzioni dell’LCOE, cioè il costo del kWh ‘tutto compreso’, che al momento è tra 0,13 e 0,23 $/kWh (0,11-0,22 €), già al di sotto dei costi dell’elettricità prelevata dalla rete in diversi mercati, Italia in testa.
Se ciò accadesse, spiega il report, almeno il 50% dei mercati potenziali nel 2017 sarebbe in grid-parity. Se al calo dei prezzi del FV si associasse un aumento del prezzo dell’elettricità del 3% l’anno, entrerebbe in grid-parity un ulteriore 30% dei mercati potenziali, fino ad arrivare nello scenario più ottimistico con l’80% dei mercati in grid-parity già a fine 2017.








