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Incertezza sul piano di rilancio che dovrebbe garantire livelli produttivi adeguati all'organico aziendale
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Preoccupazione a Perugia per il livello occupazionale alla “Perugina-Nestlè”.  Ad un anno dalla firma del contratto di solidarietà, infatti, i volumi produttivi continuano a calare e si parla della possibilità che in autunno vengano dichiarati 300 esuberi.
Si tratta di voci, forse allarmistiche, che sono iniziate a circolare dopo l’assemblea dei lavorati di lunedì scorso, dove le difficoltà hanno acquisito contorni maggiormente definiti.
La conferma dei rischi di un autunno caldo arriva anche da una nota di Rifondazione comunista nella quale si legge: “La situazione che si sta determinando – sottolinea il segretario regionale Enrico Flamini – è davvero preoccupante. Occorre evitare l’ennesimo disastro industriale in Umbria. Tra cassa integrazione e contratti di solidarietà, le lavoratrici e i lavoratori hanno fatto sacrifici enormi per rilanciare la produzione. L’incertezza sulle volontà della proprietà è molto pesante, così come il silenzio sul piano di rilancio. Elementi quest’ultimi purtroppo già ampiamente evidenti dal mancato rientro di centinaia di lavoratori stagionali. Lo ribadiamo: la Perugina è un valore assoluto per Perugia e per tutta l’economia regionale. Ora le elezioni sono passate. Bene fa il sindacato a ricordare gli impegni presi dalla presidente Marini in campagna elettorale. Ora si tratta di agire e non di continuare ad essere completamente subalterni a Renzi. Non è tollerabile continuare sostanzialmente a far finta di niente. Per questo appoggiamo e appoggeremo tutte le iniziative di lotta che le lavoratrici e i lavoratori intenderanno intraprendere».

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