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In occasione della FAI Marathon, domenica 18 ottobre, sarà possibile apprezzare la chiesa e i lavori di consolidamento e restauro che stanno per concludersi
chiesa s ilario e palazzo pongelli

Domenica 18 ottobre riaprirà a Todi, eccezionalmente per un giorno, l’antichissima chiesa di Sant’Ilario. Si tratta di un’occasione del tutto speciale legata alla FAI Marathon, la manifestazione del Fondo Ambiente Italiano che si tiene in contemporanea in 130 città italiane.
La chiesa, infatti, non è stata ancora riconsegnata ufficialmente al Parroco Don Vincenzo Faustini e alla comunità parrocchiale cittadina, in quanto, pur essendo stati completati i principali lavori di consolidamento e miglioramento sismico, si è in attesa di un ulteriore finanziamento che, oltre a consentire indispensabili lavori di completamento del consolidamento (ancoraggio alla base delle murature portanti, eliminazione delle spinte del terreno e dell’umidità sul muro di destra), consentano anche l’esecuzione di alcune opere di finitura (nuovo pavimento, ripristino dell’illuminazione interna, consolidamento e restauro dell’affresco) per completare definitivamente il recupero funzionale della Chiesa dopo i danni subiti dal sisma del 1997-1998.

L’apertura, che avviene comunque in totale sicurezza, è dunque una sorta di anteprima che permetterà di apprezzare l’intervento di recupero avvenuto, grazie ad un finanziamento della Regione Umbria, ad opera della Centro Italia Costruzioni Generali sotto la direzione tecnica dell’architetto Giuseppe Mariotti e dell’ingegnere Fabrizio Gentili, team interamente tuderte e pertanto legato anche da un legame affettivo a Sant’Ilario.
“In seguito alle azioni sismiche – ci spiega l’ingegner Gentili – la facciata principale presentava evidenti segni di rotazione/cedimento fondale con parziale distacco rispetto alle pareti: tale situazione di dissesto era evidenziata da una lesione che interessava l’intera altezza dell’edificio, su entrambe le mura laterali, e che aumentava di spessore all’allontanarsi dall’opera fondale. Alla quota di copertura non era presente alcun collegamento tra le strutture principali portanti del tetto (in legno) e la facciata e tra le strutture principali del tetto e le murature perimetrali portanti. L’assenza di una guaina impermeabilizzante consentiva inoltre alle acque meteoriche di penetrare all’interno dell’edificio mettendo in pericolo l’integrità strutturale degli elementi portanti del tetto in legno”.

L’intervento di consolidamento e miglioramento sismico ha messo in opera diversi interventi:
– pali di piccolo diametro di sostegno e bloccaggio della facciata principale; i micropali sono stati realizzati su entrambi i lati del muro della facciata stessa;
– elementi in acciaio di collegamento tra la facciata principale e la facciata posteriore al fine di impedire le rotazioni della stessa facciata principale;
– la “cucitura” tra la facciata principale ed i muri ad essi ortogonali utilizzando perforazioni armate saturate con resine epossidiche bicomponenti;
– l’ancoraggio delle capriate del tetto alle murature perimetrali portanti per produrre un’efficace azione di contrasto al ribaltamento delle pareti in particolare in condizione di presenza di azioni sismiche;
– il consolidamento e collegamento planare della copertura, prima non efficacemente collegata alle murature portanti perimetrali, con l’uso di una soletta in cls leggero strutturale ancorata alla sottostante orditura in legno attraverso connettori in acciaio.
Gli interventi di ancoraggio della facciata alla quota della copertura conferiscono un’importante funzione migliorativa anche per il particolare campanile “a vela” che caratterizza la facciata principale; la presenza di collegamenti infatti riduce in maniera notevole la possibilità di ribaltamento dello stesso rispetto al resto della chiesa.

Notizie storiche su Sant’Ilario
Le prime notizie relative al monumento risalgono al 1112, quando esso si trova nominato sotto il titolo di Sant’Ilario in un regesto dei monaci di Farfa, cui apparteneva. Nel 1249, poiché la Cattedrale era in restauro, vi si trasferì il Capitolo che riconsacrò la chiesa con il concorso di quattro vescovi, come si può leggere in due iscrizioni identiche nel testo ma diverse nei caratteri poste a sinistra della porta di ingresso. Più tardi passò al capitolo di S.Giovanni e Paolo e nel 1623 fu concessa dal vescovo Lante alla Compagnia di S.Carlo, da cui derivò l’attuale nome.
L’esterno dell’edificio presenta un semplice prospetto in stile lombardo la cui linearità è resa più suggestiva da una serie di cinque dentellature ornamentali disposte in senso orizzontale su tutta la fronte: lo stesso motivo è presente anche nell’abside della chiesa di Santa Maria in Camuccia.
Di particolare eleganza è il campanile a vela, formato da due ordini.
Al centro della facciata una finestra con otto colonnine convergenti e poggianti sulle punte mozze di una stella centrale disegna una ruota perfetta e nella sua semplicità è fra gli esempi più antichi di rosoni propriamente detti, ascrivibile al XII secolo. Al di sotto del rosone, nella lunetta sopra la porta, rimangono poche tracce di un affresco con il volto di San Carlo
L’interno si connota per la sua estrema quanto suggestiva linearità con la sua unica navata.
A destra dell’ingresso è posta un’elegante acquasantiera del XIV secolo e sulla parete sinistra un affresco attribuito allo Spagna raffigura la Madonna della Misericordia con due angeli che la incoronano. Nella chiesa vi è inoltre una tela ad olio di Bartolomeo Barbiani, firmata e datata 1640, raffigurante Sant’Ilario tra due angeli, ed un’altra con San Carlo.

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