A creare maggiori problematiche a chi soffre di allergie sono piante come l’olivo o la betulla, che hanno dei pollini cosiddetti anemofili, che vengono diffusi nell’aria attraverso il vento e raggiungono facilmente le mucose respiratorie.
L’utilizzo invece di piante “entomofile”, che per l’impollinazione utilizzano gli insetti, riduce questa sensibilizzazione di circa dieci volte.
Le piante ad impollinazione entomofila presentano invece fiori vistosi e profumati, al fine di attirare gli insetti. Esse producano minori quantità di polline, che viene trasportato da un insetto vettore.
Tra le più pericolose, quelle appartenenti alla famiglia delle Graminaceae: mazzolina, bambagiona, logliarello, gramigna, codolina, mais, avena, erba canina e grano.
Molto allergiche anche ontano, betulla, platano, lanciola, farinaccio selvatico, amaranto, erba-kali, barbabietola, atriplce, mercorella. Fortemente allergenico il polline dell’erba vetriola, ortica, acero, ambrosia.
Nel gruppo delle piante allergeniche, a metà strada tra quelle altamente e quelle scarsamente pericolose, troviamo invece il carpino, nocciolo, carpino nero, cipresso, ginepro, tasso, tuia.
Viceversa piante poco allergeniche sono faggio, castagno, leccio e rovere, ma anche frassino, ligustro e lillà, cedro, abete e pino. Scarsamente allergenico anche il polline del pioppo, salice, romice comune, zigolo, lisca, mirto, eucalipto, olmo.
Al fine di orientare le scelte di chi ha a che fare con la vegetazione, la Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), guidata dal Prof. Giorgio Walter Canonica, ha istituito una task force, il cui responsabile è il Prof. Vincenzo Patella, sui cambiamenti climatici e ambientali.
Il risultato è un decalogo, uno strumento indispensabile per fissare quali sono i consigli più importanti per ridurre la presenza nell’aria dei pollini.
1) Preferire piante entomofile, piante che affidano agli insetti l’impollinazione e producono minori quantità di polline e non anemofile che affidano al vento la propagazione del polline (es. betulla, cipresso e ulivo);
2. Mettere a dimora alberi ed arbusti che fioriscono in estate o inverno e non in primavera per avere un impatto minore (es. gelsomino nudiflorum, camelia, erica, liburno, etc.);
3. Effettuare la potatura delle siepi prima della fioritura e prima della emissione del polline;
4. Falciare i prati prima della fioritura e della emissione del polline ;
5. Seguire il calendario pollinico per praticare gli sfalci delle graminacee che sono altamente allergeniche;
6. Diserbare le aree endemiche per l’ambrosia (area padana);
7. Predisporre la falciatura e gestione del verde nelle ore notturne e nelle giornate poco ventilate;
8. Bonificare i luoghi di aggregazione da specie arboree, arbustive e prative allergizzanti;
9. Bonificare i luoghi pubblici da piante responsabili di dermatiti allergiche (asteracee tipo margherite e crisantemi, piante urticacee tipo ortica e parietaria, piante euforbiacee tipo stelle di natale)
10. Consultare la mappe delle aree climatiche per il monitoraggio delle concentrazioni dei pollini prima di predisporre eventi pubblici