La scomparsa-ricomparsa del cannone di San Maria in Monte ha suscitato grande interesse tra i lettori, spingendoci a ritornare sulla vicenda per saperne di più.
Era il maggio del 1945. Elide Petrella, classe 1933, viveva con tutta la sua famiglia nella casa adiacente la “croce”, quadrivio con indicazioni per Doglio, Poggio Lipparoni, Todi e Monte Castello di Vibio.
Dati i bombardamenti Alleati dei ponti di Pontecuti e Piano di Monte Castello, le truppe tedesche in ritirata e gli sfollati in fuga dal fronte, per risalire verso nord, cercano di bypassare il problema risalendo la strada Canonica-Doglio-Monte Castello.
La casa di Elide, per la sua posizione strategica, è occupata dal comando tedesco ed un grande carro armato è piazzato sul quadrivio, a 50 metri, per tenere sotto controllo la situazione.
Elide, che era una bambina di dieci anni, è costretta con tutta la sua famiglia di 13 persone a lasciare le mura domestiche. Suo padre, insieme allo zio, costruiscono con delle tavole di quercia un riparo nel bosco adiacente, dove hanno cercato rifugio durante l imminente passaggio del fronte. “I soldati ed ufficiali tedeschi – ricorda Elide – ci offrirono coperte, vestiario ed enormi sacchi di caramelle a forma di pallina ai bambini”.
Nei giorni successivi, con la situazione che andava precipitando visto l’avanzare lento ma inarrestabile degli Alleati, il comando tedesco decise di rendere inoffensivo l’enorme carro armato, a cui fu fatto brillare il cannone senza però recare danno alla casa così vicina. Subito dopo il carro fu incendiato.
La ritirata dei tedeschi proseguì ed Elide potè tornare a casa. Il carro armato rimase lì, utilizzato dai bambini come nascondiglio e luogo di giochi, reso accattivante dalla sua imponenza e dalle ruote tendi-cingoli.
In tempi successivi fu smembrato dai fabbri e meccanici della zona, pezzo per pezzo. Ed il cannone trainato da sei paia di buoi davanti al borghetto di Santa Maria in Monte, quasi a monito di residenti e passanti.
Dopo settant’anni, la storia dei nostri giorni, con la sua scomparsa dal luogo originario e la sua ricomparsa a pochi chilometri di distanza. In attesa, speriamo, di una sua collocazione stabile da parte del Comune di Monte Castello, che ha confermato l’interesse a farne un monumento alla memoria.