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Genitori e insegnanti devono essere “alleati” nello spiegare alle nuove generazioni le regole del vivere civile
Non c’è peggiore educazione di quella che si contrappone agli educatori. Questo non è solo un concetto pedagogico ma la filosofia più citata di tutti i tempi. Non sono casi isolati quelli in cui la famiglia abbia un approccio negativo con i docenti a partire dalla scuola dell’infanzia fino agli istituti superiori. Genitori che giustificano i propri figli anche in circostanze riprovevoli come la mancanza di rispetto verso qualsiasi tipo di regola, verso coetanei e insegnanti ma anche danni di strutture e di materiale vario.
Da una analisi, non solo locale, emergono delle verità a dir poco preoccupanti; accuse nei confronti di docenti spesso inaccettabili e soprattutto frustranti, poiché questi devono dimostrare, non si sa con quali mezzi, che le accuse mosse nei loro confronti sono false. Quasi mai la famiglia cosiddetta “moderna” si pone dalla parte dell’insegnante e si interroga su quali siano le radici di un comportamento inadeguato del proprio figlio. Raramente si fa una concreta autocritica sulla forte disparità tra quello che la scuola detta e quello che nella famiglia si concretizza a livello educativo. È nota la carenza di tempo da dedicare ai propri figli, ma i migliori pedagogisti sanciscono il valore della qualità non della quantità dello stare insieme, il valore formativo del dire tanti NO e quello di concedere premi o gratificazioni quando c’è un merito concreto.
Ovviamente è più semplice convivere permettendo, “abbandonando” il proprio figlio ad un mondo senza regole; i risultati di un percorso educativo corretto non sono immediati, hanno tempi lunghi e il permissivismo di oggi sarà la pretesa incondizionata di domani, la convinzione che si possa avere qualsiasi cosa e che per ottenerla basti “puntare” i piedi. Così ci si presenta ai professori muniti di avvocato, si minacciano denunce, si denigra e si inveisce contro chi, magari da decenni, insegna; oppure si chiede il nullaosta e si cambia istituto, caldeggiando in questo modo i capricci e le bugie dei propri figli, ignorando che così facendo si impartisce loro la peggior lezione possibile.
Purtroppo questo atteggiamento sta prendendo piede ovunque senza che qualcuno provi a tutelare la posizione degli insegnanti. Fare i genitori è un lavoro duro e faticoso, come d’altro canto fare gli insegnanti: questi due ambiti, solo apparentemente separati, devono recuperare un dialogo necessario allo sviluppo corretto delle nuove generazioni. Il problema è più grave di quello che sembra e per invertire la tendenza, cosa quantomai necessaria, è opportuno un approccio radicalmente differente: genitori e insegnanti sono alleati nello spiegare alle nuove generazioni le regole del vivere civile!
Continuare su questa rotta porterà inevitabilmente a togliere al corpo docente l’entusiasmo verso la loro bellissima professione, privando al contempo le famiglie e la società tutta del primo e più importante strumento di progresso: l’educazione!

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