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Da un vecchio articolo di giornale del 1975, che parla dell'ambizioso programma del neo sindaco Vittorio Antonini, si prende spunto per vedere come è cambiato Monte Castello dopo oltre 40 anni
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A volte capita di sfogliare un vecchio album di ricordi, di trovare un ritaglio di giornale di oltre quarant’anni fa, e di accorgersi che nonostante il tempo sia passato, poco o nulla sembra essere cambiato. L’articolo in questione, datato 29 Ottobre 1975, è de “Il Messaggero” e dedica ampio spazio al programma di azioni previste dall’allora nuova amministrazione di Monte Castello di Vibio, guidata dal neo Sindaco Vittorio Antonini (nella foto con la moglie ed il figlio Sandro), che governò il paese dal 1975 al 1980 (già sindaco di Todi dal 1952 al 1965 n.d.r.). Ne esce fuori una fotografia molto interessante, che decanta le peculiarità culturali e paesaggistiche del territorio e descrive i montecastellesi come un popolo di grande civiltà.
A tal proposito si legge: “… ci è parso che nel piccolo comune, estro, versatilità, decisione non manchino. Ma c’è soprattutto la volontà della gente che vuol far vivere il proprio paese.”. Il professor Antonini aveva fornito al giornale precisi e dettagliati riferimenti storici, perché a detta di Italo Calvino: “Le parole sono pietre”, cioè le pietre sono testimoni. E le pietre a Monte Castello non mancano di certo. A fronte di un’urbanizzazione che sempre più danneggia la bellezza dei centri storici, in questo paese, indicato dall’antropologa Sydel Silverman come il “paradiso perduto”, davvero il tempo sembra essersi fermato. L’articolo fu l’occasione per rilanciare il paese e porre all’attenzione dei Media e delle Istituzioni il recupero e la salvaguardia dei centri storici, ricchi di bellezze, di cultura e di vita. Egli si impegnò e mise a disposizione dei cittadini tutte le sue capacità. Ricordiamo infatti che nel 1976, dopo un ulteriore e parziale crollo del tetto e di parte della platea del piccolo Teatro della Concordia, dopo un sopralluogo all’interno della struttura, si  rese conto delle gravi condizioni in cui si trovava il Teatro e decise di effettuare un intervento d’urgenza per salvare il salvabile. Le casse comunali erano però vuote all’epoca e quindi fu presa l’unica decisione in quel momento possibile: mettere mani al portafogli. Fu proprio il Sindaco Antonini a lanciare l’idea e promuovere una sottoscrizione popolare per mezzo della quale fu effettuato un intervento sul tetto al fine di proteggere e salvare ciò che era rimasto dell’edificio, degli arredi e delle decorazioni. Prevalse fortunatamente fra i cittadini il desiderio di salvare il Teatro e fu così possibile realizzare, grazie anche al contributo operativo di alcune piccole imprese edili locali, il primo intervento di recupero che praticamente impedì l’imminente e definitiva rovina della struttura.

Abbiamo voluto mettere a confronto questo articolo (in allegato) di cinquant’anni fa con la realtà di oggi e ci sembra che le cose non siano cambiate di molto. Ce lo conferma il Presidente della Società del Teatro della Concordia Edoardo Brenci: “È vero, rileggendolo con attenzione, l’articolo rispecchia fedelmente la gente che ancora coraggiosamente la abita. Il senso civico e la caparbietà sono due caratteri che sempre hanno accompagnato i montecastellesi. Lo si vede dall’amore che mettono nel custodire i propri gioielli architettonici come il Teatro della Concordia, la chiesa parrocchiale dei Ss. Filippo e Giacomo, la chiesa di Santa Illuminata, la Torre di Porta di Maggio. Tutto questo è fatto con enormi sforzi, con il volontariato, senza alcun aiuto dai Governi centrali che via via si sono succeduti. Ma non per questo ci si abbatte, perché storicamente il popolo di Monte Castello di Vibio, non si è mai arreso!”.

Nell’articolo, il Sindaco Antonini presentava anche il suo programma per rilanciare il paese e migliorare la vita dei propri cittadini nel campo dell’istruzione, della cultura, della valorizzazione del patrimonio naturalistico di cui il paese può vantare, agevolando le imprese locali votate all’accoglienza e alla produzione di prodotti tipici locali d’eccellenza. Forse il programma poteva considerarsi faraonico visti i soli cinque anni di mandato a disposizione, ma per fare questo sarebbe stato disposto a bussare a tutte le porte dello Stato, della Regione e della Provincia, non per chiedere la carità o un incentivo, ma giustizia nel diritto di una comunità rurale che vuole sopravvivere per se e per gli altri.
Riconosciamo gli stessi caratteri nel giovane Sindaco che oggi guida il paese, Daniela Brugnossi, alla quale abbiamo chiesto di confrontarsi con la realtà di cinquant’anni fa.

“Posso dire con orgoglio che la situazione è in parte migliorata, soprattutto dal punto di vista urbanistico ed architettonico. Il Teatro della Concordia, riaperto nel 1993 costituisce il polo di attrazione dei turisti che giungono a Monte Castello per godere delle sue bellezze e per tuffarsi a contatto con la natura e con gli antichi sapori della civiltà contadina. Grazie ai volontari e alle tante associazioni culturali, ricreative e  sportive, non mancano mai, soprattutto nei periodi di maggior afflusso turistico, le iniziative volte a far vivere il paese. Ma un elogio e un particolare ringraziamento va dato ai commercianti storici di questo paese, che nonostante le tante difficoltà continuano a fornire ai propri clienti affezionati, tutto il proprio valore all’insegna della tradizione e della cordialità. In questo ultimo decennio poi, sono sorte aziende agrituristiche e ricettive, ricavate spesso da locali ereditati dai nonni, perché i loro proprietari invece di abbandonare tutto sono rimasti. Come amministratori abbiamo cercato di agevolare al massimo le imprese che intendono investire nel nostro territorio. Oggi come allora, molti giovani se ne vanno a causa della mancanza di occupazione o  per esigenze familiari, ma credo che quelli che sono rimasti saranno perfettamente in grado di trasmettere ai propri figli, l’amore per il paese, l’attaccamento alle tradizione e l’orgoglio di appartenere a Monte Castello di Vibio, che pur essendo un piccolo e antico borgo medioevale, non ha nulla da invidiare a nessuno!”.

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