L’idea o la proposta – chiamatela come volete – per il Sindaco che scodelleremo dalle urne l’11 giugno è semplice. Inserire tutte le strade vicinali del Comune di Todi in un Consorzio obbligatorio, partecipato dal Comune stesso, per garantire la loro manutenzione con tutti gli oneri a carico dei cosiddetti frontisti.
Strade vicinali, per chi non lo sapesse, sono quelle strade di proprietà privata ma soggette a servitù di uso pubblico. Una volta servivano al transito dei mezzi agricoli. Passate di mano le case rurali, sono percorse oggi dalle automobili dei nuovi proprietari.
Ma non tutti i proprietari di case e terreni che si trovano sulle vicinali hanno a cura il mantenimento del bene comune.
E’ faticosissimo trovare l’accordo. Per acquistare un carico di ghiaia e pietrisco – un’operazione che si dovrebbe fare ogni paio d’anni per mantenere la strada in buone condizioni – si perdono le ore in discussioni infelici. E se c’è da ripulire dalla ramaglia cresciuta troppo in fretta, il confronto ha tono da commedia: (“A me piace passeggiare nell’ombra!”; “Io non ci passo mai a piedi”; “ Dovremmo consultare il WWF!”).
C’è chi si sottrae all’obbligo della condivisione della spesa perché il vicino non ha mai pagato e quindi “se non paga lui non pago io”. C’è quello che rivendica il pagamento fatto anni prima, ma in assenza di un preventivo, e quindi si sottrae al nuovo dovere.
C’è il terzo che sostiene che la strada vicinale sta bene così, malridotta, perché dissuade i malintenzionati.
In questa galleria del rifiuto non mancano le signore. “Mio marito ha pagato già tanto e io non ho le risorse per provvedere”. Amen!
Nella battaglia per la protezione del bene comune noi, volonterosi, usciamo regolarmente sconfitti.
E troviamo fatica a far comprendere a chi viene a Todi solo nei fine settimana (Ah! Che aria buona! Come si dorme bene!!), che qui finisce la strada pubblica (“Ma è tutta in dissesto anche quella. Perché il Comune non provvede?”) e li comincia la vicinale, cioè la nostra (“Ma se il Comune non sistema quella, perché noi dobbiamo tenere in ordine questa?).
La costituzione del Consorzio, o di più Consorzi se si volesse tenere conto delle tante frazioni di Todi, potrebbe dare soluzione al problema. L’amministrazione, se vuole, ha l’autorevolezza per imporre il pagamento del dovuto.
C’è da aggiungere che sulle vicinali transitano i portalettere, i mezzi per la raccolta dei rifiuti, le autobotti per il rifornimento del gas. Sui bordi ci sono i pali con i cavi elettrici e telefonici e interrate scorrono le condutture dell’acqua.
Insomma, le vicinali servono anche a garantire forniture e servizi di cui abbiamo bisogno e se sono difficilmente percorribili (l’ambulanza, a casa mia, non potrebbe arrivare) siamo noi, frontisti, i responsabili .
Già dette le obiezioni. Di fronte allo sfasciume delle strade comunali, come si può pretendere di chiedere a noi, proprietari, di avere cura della nostra strada?
Vogliamo prenderla alla larga? C’è un tributo che i tuderti avversano: quello che alimenta il Consorzio Tevere-Nera. Chi ha casa e terreno lungo le sponde dei corsi d’acqua dovrebbe essere garantito da interventi di manutenzione. Chi ha la proprietà che non corre rischi da esondazione paga lo stesso, perché il Consorzio ha rastrellato gli archivi contabili di 35 Comuni schedando 93 mila titolari di immobili. Da questa rete non si sfugge. E si paga per solidarietà. Ecco la parola che non si vuole pronunciare: solidarietà tra vicini e bene comune.
Nello sconsigliarmi di inviare questa noterella, mia moglie Ann-Marie scherzando mi dice: “In Svezia abbiamo spesso il cattivo tempo; ma in Italia ci sono i condomini! Un tormento!”.