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Dalle odierne cronache leggiamo che Giorgio Raggi torna a evocare oscure transazioni con Palazzo Spada sulla questione del Mercato Coperto di Terni, eredità Superconti.
I bene informati sostengono che la pretesa transazione eviterebbe a Coop CI di effettuare pesanti investimenti infrastrutturali previsti dall’originario bando pubblico comunale, vinto appunto all’epoca da Romeo Conti.
Si tratterebbe certo di risparmi trascurabili, a maggior ragione dopo aver già bruciato circa 170 milioni di euro in audaci operazioni finanziarie -su tutte, l’acquisto massivo di quote azionarie del Monte Paschi di Siena.
Considerando i numeri in campo, sembrano pertanto assai curiose le affermazioni rilasciate da Giorgio Raggi al convegno Voucher, appalti e legalità nel commercio, tenuto l’altroieri al Park Hotel a Perugia.
Ebbene, il grande cooperatore umbro, astrattamente favorevole alle chiusure domenicali, ha asserito che “Il 25 aprile e il Primo maggio noi non apriamo, consapevoli di rinunciare a 4 milioni di euro di incasso che andranno ad altri; ma noi abbiamo dei valori. Capite bene però che se facessimo la stessa scelta per tutte le domeniche dell’anno perderemmo un’ottantina di milioni: in breve tempo non riusciremmo più a garantire la sostenibilità economica della Cooperativa e saremmo costretti a chiudere”.
Sovvengono due riflessioni:
1) Coop CI, pur avendo fette gigantesche di mercato soprattutto in Umbria, pur essendo presente nelle location di maggior pregio -tutto frutto di innata capacità gestionale, sin dagli esordi- è come un’industria e non può mai fermarsi: forse bisognerebbe lavorare anche la notte, come una produzione a ciclo continuo?
2) considerando i 170 milioni naufragati nell’operazione MPS -una perdita secca pari a oltre il doppio dell’ “ottantina di milioni” summenzionati- la cooperativa, hic et nunc, regge economicamente?
A prescindere da queste e altre vicende di autentico orgoglio cooperativo, credo inevitabile interpellare l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM) in merito ad alcuni episodi recentemente occorsi in Umbria.
E’ infatti il momento di necessarie e nuove valutazioni in corso d’opera, due anni dopo il via libera alla fusione con Superconti.
Sarebbe anche opportuno che l’AGCM, in scia ad analoghe iniziative aperte pure nel Parlamento Europeo, iniziasse a valutare in profondità il potere dell’intera GDO sulla filiera dei fornitori, in particolare quelli più deboli. Ma questa è un’altra storia, a cavallo dell’utopia.

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