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Sabato 17 marzo si terrà la cerimonia di riapertura dell'abbazia, dopo i lavori di ristrutturazione e restauro a seguito dei danni provocati dal terremoto del 1997
abbazia viepri

Dopo un accurato intervento di restauro preminentemente strutturale dei consistenti danni sismici subiti nel 1997, durato circa un anno  e a cui si è fatto fronte con un cospicuo finanziamento  di 400.000 euro erogato nel 2015  dalla Regione dell’Umbria, attraverso  l’interessamento  e la  richiesta dell’Amministrazione Comunale di Massa Martana, sabato 17 marzo,alle ore 16,00, l’Abbazia di Viepri sarà di nuovo pienamente restituita,in tutto il suo magnifico splendore, alla fruizione delle funzioni religiose e alla vista di quanti vorranno visitarla.
Il programma ufficiale prevede la presenza del Vescovo della Diocesi Orvieto -Todi Benedetto Tuzia, della Presidente della Regione dell’Umbria Catiuscia Marini e del Sindaco di Massa Martana Maria Pia Bruscolotti. Partecipazione inoltre della Banda Musicale di Massa Martana che allieterà l’evento. Non mancherà il tradizionale rinfresco finale offerto dalla popolazione, dal Comitato Parrocchiale e dalla Pro Loco locali.
A seguire, domenica 18 marzo 2018, alle ore 17,00  una rassegna corale di Musica Sacra con la partecipazione dei cori di San Terenziano-Collesecco Marcellano-Collazzone -Collepepe, Gaietole-Bevagna.

L’abbazia di Santa Maria di Viepri noto come Sancta Maria de Vepribus sorge fuori dall’abitato, a circa 600 metri e sembra sia stata eretta dai signori di Castelvecchio intorno al 1150, al tempo del vescovo di Todi, Attone utilizzando materiale di spoglio di altre costruzioni molto antiche.
Nel 1185 risulta essere alle dipendenze del vicino monastero di San Pietro di Monte Martano (così si deduce da un atto di sommissione dell’abate di questo, Bernardo, all’imperatore Federico Barbarossa). Forse non più benedettina, dal 1275 al 1299 risulta retta da un canonico e paga regolarmente le decime ai collettori pontifici.
Oggi la chiesa è solo una parrocchia, ma nel tempo ha ricoperto il ruolo di plebato e collegiata di un abate e cinque canonici regolari, ed agli inizi del XIII secolo era la pieve del distrutto castello di Monteschignano.
La costruzione lascia intravedere il riutilizzo di materiale di spoglio di edifici molto più antichi presenti nella zona. Pur avendo subito ampliamenti e rifacimenti posteriori, mostra ancora ben visibile la struttura romanica primitiva.
La facciata a due spioventi, è in blocchi squadrati di pietra ed ha un portale a due rincassi, sormontato da una bifora.
Ai lati della finestra, in alto, sono murati due frammenti scultorei dei secolo X-XI.
Le due absidi attuali, di origine duecentesca sono state ricostruite nel 1940, una è semplice, con coronamento a mensola; l’altra è conclusa da un fregio di archetti su mensole e lesene.
Sono presenti anche dei frammenti scultorei di origine romana (presi dalla vicina via Flaminia) ed altomedioevale, incassati nelle pareti delle due absidi, si notano anche alcuni frammenti di ornati bizantini ed uno scudo rococò del XVIII secolo, segnalante la presenza di frati Agostiniani.
Unita con la facciata, a destra, si eleva una massiccia torre campanaria, oggi mozza, la torre romanica si dice sia stata abbattuta da un fulmine e successivamente inglobata nella costruzione adiacente e sostituita da un grande campanile quadrato.
L’interno è diviso in tre navate terminanti in tre absidi, separate da una semplice serie di pilastri privi di capitelli. La copertura a crociera, che ha probabilmente sostituito l’originaria copertura a capriate, è sorretta da grandi archi trasversali.
Bella per la purezza delle linee è la zona absidale con presbiterio leggermente rialzato anche se non vi è traccia di sottostanti cripte.
Di notevole conserva: un calice finemente cesellato; due tele di Andrea Polinori raffiguranti la Natività della Madonna e la Madonna del Rosario. Sono presenti, inoltre, frammenti di affreschi del XVII secolo.

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