In occasione del Giorno del Ricordo 2020, il Comune di Todi, e con il Comitato 10 Febbraio, organizza un evento rivolto alla cittadinanza e agli studenti delle scuole superiori, con il titolo “Come vorrei essere un albero…”.
L’iniziativa si terrà martedì 11 febbraio, alle ore 10.00, nella Sala del Consiglio dei Palazzi Comunali.
Portano i saluti il sindaco di Todi Antonino Ruggiano e l’assessore alla Cultura Claudio Ranchicchio. Modera Gianni Scipione Rossi, giornalista e storico, vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e direttore del Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l’Aggiornamento in Giornalismo Radiotelevisivo. Intervengono Antonio Ballarin, presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati (FederEsuli), Marco Petrelli, giornalista e responsabile del Comitato 10 Febbraio e Lorenzo Salimbeni, ricercatore storico, Comitato 10 Febbraio.
Nel biennio 1943-1945 migliaia di civili italiani furono massacrati dai partigiani jugoslavi e gettati – a volte ancora vivi – nelle doline carsiche chiamate foibe. Anche dopo la fine della guerra i massacri continuarono nelle terre ancora contese: i civili italiani venivano colpiti soltanto in quanto tali, con l’obiettivo di cancellare una presenza storica e in molte zone maggioritaria e condizionare così i negoziati sulla definizione del confine italo-jugoslavo. Con la firma del Trattato di pace del 10 febbraio 1947, Zara e l’Istria furono definitivamente assegnate alla Repubblica di Jugoslavia, ma il territorio intorno a Trieste rimase in uno stato di incertezza destinato a durare ancora anni, durante i quali le violenze continuarono fino all’ottobre del 1954, quando fu definito il confine. Da allora ebbe luogo il doloroso esodo di centinaia di migliaia di italiani che scelsero di rifugiarsi in Italia piuttosto che vivere da stranieri nella propria terra.
Per anni questa storia è stata spesso dimenticata fino a quando, nel 2004, il Parlamento Italiano ha deciso di istituire il “Giorno del Ricordo”, che riconosce la tragedia e impone a ciascuno di dedicare attenzione alla memoria di quelle tragedie, perché da essa non scaturisca rancore ma la consapevolezza necessaria alla costruzione di un percorso di comune appartenenza europea.