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La soluzione, per l'esponente del Pd, è quella è dare spazio all'impegno civico: "vanno messi in campo i giocatori migliori, ogni professionalità di livello, le risorse e le energie di qualità"
vannini andrea

Andrea Vannini, consigliere comunale, già segreterario del Pd di Todi, incarico dal quale si è dimesso dopo le ultime elezioni per l’assemblea di Palazzo Cesaroni, è negli ultimi mesi sugli scudi a livello regionale con l’idea del suo patto generazionale. L’impegno locale non è però venuto meno, tanto da portarlo ad intervenire nuovamente sulla situazione tuderte.

“Sono preoccupato per Todi, infoibata tra una crisi profonda e una svolazzante autopubblicità della attuale inefficiente Amministrazione – scrive Vannini. Come quando in una partita di calcio la squadra dà sempre la palla indietro ed il telecronista, spudoratamente, urla che l’allenatore lo fa per far salire la squadra: così si citano dati e dati (dove sarebbe questo fantomatico strombazzato aumento delle nuove aperture di attività commerciali? Roba da matti! Non hanno più il senso della realtà!) ma noi siamo tutti in piena zona retrocessione, altro che in salita!”.

Vannini punta il dito. “Vedo una città amministrata male, senza una idea di città, una prospettiva, una visione, ed invece un tirare a campare, qualche progetto in eredità e soltanto alcune attività culturali e popolari che sono una certezza. Il centro storico è in seria difficoltà e le attività faticano dentro e fuori dalle mura, la promozione è pari a zero, la proposta culturale ancora troppo bassa, le frazioni abbandonate a se stesse e potrei, purtroppo, continuare a lungo. Ma ciò che mi preoccupa molto è la assoluta carenza di richiesta di partecipazione ai cittadini, errore anche nostro precedentemente: lo dissi più volte a suo tempo ricevendo anche aspre critiche politiche e personali, delle quali, vista la provenienza, ovviamente non me ne è fregato niente”.

L’intervento di Vannini, però, più che al passato e al presente sembra rivolto al futuro, ovvero a cosa si debba fare per uscire dalla palude. “Assisto, inquieto, alle solite dispute, atavicamente riproposte senza pudore, tra personalismi dilatati e discussioni così segnate dai soliti ideologismi da danneggiare la città. Credo che l’unica soluzione, per costruire un futuro di sviluppo, sia quella di mettere in campo i giocatori migliori, ogni professionalità di livello, le risorse e le energie di qualità e ne abbiamo tante, e metterle in sintonia in un progetto serio in cui tutti si sentano valorizzati. Insomma, se non possiamo esserlo tra noi, almeno ri-diventiamo buoni amici della città, ascoltiamoci, confrontiamoci senza paraocchi e riprendiamo un cammino di un Progetto Comune. Io, d’ora in poi, lavorerò per questo, partendo dall’ultimo posto (e ciò a proposito di personalismi)”.

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