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Lettera aperta ai fedeli per vivere in comunione questo tempo di prova dopo l'interruzione delle celebrazioni feriali e festive delle Sante Messe, come ogni altra attività comunitaria di culto e catechesi
Copia di Madonna del Campione (1)

La notizia ci è arrivata, come certamente a tanti in tutta Italia, come un pugno nello stomaco: vanno interrotte le celebrazioni feriali e festive delle Sante Messe, come ogni altra attività comunitaria di culto e catechesi. Ne abbiamo parlato e ci siamo confrontati a lungo anche noi preti che viviamo nel Vescovado di Todi, per arrivare ad una conclusione: è doveroso rispettare, e ancor più onorare le decisioni prese dal Governo Italiano e accolte dalle Conferenze Episcopali Italiana e Umbra.

Il contagio da Coronavirus, infatti, va diffondendosi a ritmi preoccupanti, mettendo a rischio la vita di tante persone e la stessa tenuta sociale del nostro paese. Forse non abbiamo preso troppo sul serio, nei giorni appena trascorsi, l’appello ad assumere atteggiamenti e precauzioni finalizzate a rallentare, se non impedire, il dilagare dell’infezione: ancora ieri, domenica, capannelli di persone si potevano vedere ovunque, e tanti ragazzi, liberi dall’obbligo della scuola, in questi ultimi giorni hanno approfittato per ritrovarsi insieme senza precauzioni, confidando in una sorta di “giovanile onnipotenza”.

Senza abbandonarsi ad atteggiamenti di panico, non possiamo negare che la situazione sta facendosi via via sempre più preoccupante, tanto che dalle provincie del Nord Italia si sta iniziando a spostare i malati che necessitano di essere ricoverati in reparti di terapia intensiva o rianimazione, in ospedali del Centro-Sud Italia.

In tale contesto ci è sembrata una scelta obbligata aderire alla decisione di interrompere ogni tipo di celebrazione religiosa, mantenendo solo aperte le nostre chiese per la preghiera privata. Qualcuno ci ha fatto notare che questa scelta è segno di una fede debole e di sfiducia nella Provvidenza di Dio; saremmo dei superbi e temerari se non ricordassimo quanto è vero che la nostra fede è più piccola dell’evangelico granello di senape, ma saremmo comunque superbi e temerari se, sfidando il Signore nostro Dio, non mettessimo a frutto quell’intelligenza e capacità che Dio stesso ci ha donato perché contribuissimo a salvaguardare e servire la Vita, e prima di tutto quella dei più piccoli, dei più fragili, dei più deboli e indifesi, proprio quella che il Coronavirus sta particolarmente minacciando in questi giorni. San Giovanni Bosco era solito dire che non si può prescindere dall’essere buoni cittadini se si vuole essere buoni cristiani.

Ci è sembrato anche doveroso dare un segno chiaro e forte, quale senz’altro è l’interrompere le nostre celebrazioni pubbliche, a tante persone che non stanno affatto prendendo sul serio la necessità di limitare i contatti fisici, assumere attenzioni di ordine sanitario, limitare atteggiamenti che facilitano la trasmissione del contagio da Virus, che non riescono a rinunciare a nulla di quanto, non necessario, è auspicabile archiviare, almeno per un po’. Ma rinunciare alle celebrazioni pubbliche, non equivale certo rinunciare alla preghiera, e nemmeno ad una dimensione comunitaria di vita e preghiera cristiana. Da qui nascono alcuni suggerimenti che noi preti vogliamo assumere e proporre alle nostre comunità.

Intensifichiamo la nostra preghiera. La Quaresima è già di per se un tempo in cui la preghiera si fa più ardente e intensa: ognuno trovi nella propria giornata uno spazio vero di preghiera e di meditazione della Parola di Dio: preghiera e ascolto della Parola mettono nel nostro cuore fiducia e speranza e ci abituano a leggere in Dio gli avvenimenti che viviamo, anche quelli dell’attuale ansia e sofferenza.

Almeno con quelli che lo possono, preghiamo insieme, pur a distanza: noi preti celebreremo ogni mattina la santa Messa alla ore 8,30 in vescovado; a quell’ora sulla televisione della Chiesa Italiana, TV 2000, (canale 28) viene trasmessa la celebrazione della santa Messa che potete seguire nelle vostre case. A sera poi, nella chiesa della Madonna del Campione, a porte chiuse, alle ore 18, mentre TV 2000 trasmette il Rosario recitato davanti alla grotta di Lourdes, anche noi preti reciteremo il rosario, al termine del quale aggiungeremo la preghiera allegata in appendice, che il Servizio di pastorale della salute della Chiesa Italiana ha preparato in questi giorni per invocare la fine dell’epidemia. (A Massa Martana la santa messa sarà celebrata alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di san Felice, sempre in forma privata).  Pur a distanza ci sentiremo vicini, uniti nella stessa preghiera di supplica al Signore perché termini l’epidemia che tanta sofferenza sta arrecando alla nostra Nazione e al mondo intero.

In questo tempo, poi, cerchiamo di vivere anche qualche scelta di penitenza: una possiamo viverla insieme, anche questa quale segno del nostro essere uniti pur non potendoci incontrare: al venerdì rinunciamo al pranzo o alla cena.

Infine un opera di carità: potete sceglierne una secondo quanto il cuore e la vita vi suggeriscono. Anche quanti non uscirannodi casa potranno partecipare a questa catena di bene, chiamando al telefono, una volta al giorno, persone in questi giorni più che mai sole.

Da ultimo.

Qualcuno, in questi giorni, ha detto che il Coronavirus è il giusto castigo di Dio per i peccati dell’umanità. Espressioni di questo genere sono vere bestemmie contro il Padre del cielo, che non smetterà mai di amare e volere il bene dell’umanità che ha creato a sua immagine e sostiene incessantemente con il suo amore e la sua provvidenza; contro quel Padre che ha amato talmente il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, Gesù, perché nessuno si perda, ma tutti Egli risusciti nell’ultimo giorno. No! Il coronavirus non è castigo di Dio, né da lui voluto. Il coronavirus è intrinsecamente “male”, e il male non viene mai da Dio.

Quello che invece è vero è che il Signore sa trasformare il male in bene, la maledizione in benedizione, la sconfitta della croce in vittoria per la vita eterna. Chissà che da questo momento di sofferenza (e chiediamo incessantemente al Signore di allontanare dall’umanità questo calice amaro) non possa venire qualcosa di buono: una ritrovata solidarietà tra fratelli, una maggiore capacità di attenzione all’altro, il sentirci una sola umana famiglia e, perché no, la crescita dell’umiltà, la consapevolezza dei nostri limiti e del fatto che non abbiamo tutto sotto il nostro controllo, che non siamo onnipotenti; il riscoprirci – come diceva il filosofo scienziato Pascal – tanto fragili da essere uccisi da una goccia d’acqua, ma allo stesso tempo infinitamente grandi, perché figli del Padre che ci fa partecipi del suo amore, della sua bellezza, della sua vita che è per sempre.

Maria Santissima, che a Todi veneriamo quale Consolatrice dei Cristiani, sostenga con la sua intercessione la nostra preghiera, ci stia accanto nella prova, ci protegga da ogni male.

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