La presidente della Regione, Donatella Tesei, ha illustrato martedì 27 aprile in Consiglio regionale il Recovery plan dell’Umbria, ovvero le proposte per la migliore ricaduta possibile del Piano nazionale di ripresa e resilienza sulle linee progettuali individuate dalla Regione per lo sviluppo economico e sociale.
“L’Umbria – ha detto la Presidente – ha superato la fase 3 della pandemia ed è fra le prime regioni a guardare all’estate con più ottimismo, la fiducia tornerà a salire e con essa i consumi. Dovremo essere bravi a coniugare questa ripresa dell’economia e della vita sociale con due condizioni basilari: il rispetto dei protocolli di sicurezza da parte di tutti, quindi mascherine e distanziamento massimo con i non conviventi, e una campagna vaccinale incessante, che ci vede primi in Italia per dosi somministrate rispetto a quelle ricevute; se arrivano dosi in quantità maggiori contiamo di chiudere la campagna entro l’estate e la fase 4 della pandemia, che purtroppo ci sarà, avverrà in maniera depotenziata. Fiducia a cittadini e imprese, poche regole chiare, controlli assidui, no assurde e incomprensibili costrizioni. Da rivedere il coprifuoco alle 22, che non agevola la ripresa di settori da tanto tempo chiusi. La nuova normalità post covid richiederà organizzazione, in questo sta il Pnrr italiano con le sue declinazioni territoriali. Uno strumento che deve essere accompagnato da riforme strutturali. Abbiamo iniziato l’interlocuzione con il premier Draghi circa 20 giorni fa, per chiarire competenze e ruolo delle Regioni, che non avranno una quota diretta di fondi, non hanno avuto un ruolo programmatorio, ma sicuramente avranno quello attuativo. Il Piano nazionale sarà presentato il 30 aprile alla Commissione Europea, dopo due mesi potrà iniziare la fase attuativa cui concorreranno Regioni e Enti locali: Dobbiamo essere tutti uniti per ottenere il massimo possibile, ci saranno tavoli tecnici tematici con i singoli ministri per approfondire le questioni locali nei dettagli. Abbiamo redatto un Piano umbro per avere un punto fermo e un’idea integrata delle linee di rilancio, no interventi a spot, attraverso un documento che è stato condiviso con Enti locali e amministratori, rappresentanti delle imprese e delle associazioni di categoria, tutti gli stakeholders, poi la decisione finale spetterà a questo Esecutivo. Un documento che faccia da riferimento anche per la nuova programmazione comunitaria 2021-27. Siamo partiti dall’analisi della situazione umbra: crollo del Pil pro capite, ripresa più debole del 2009, in grave accentuazione dal 2018, quindi il calo demografico soprattutto giovanile, il Pil 2020 che probabilmente peggiorerà e lo farà in modo più accentuato rispetto a quello della Nazione, il decremento di 10mila occupati pure superiore al trend nazionale e il minimo storico di livello pro capite. Il nostro Piano è basato su 6 missioni e 45 linee progettuali. Che diverranno progetti attuativi. Alcune linee riguardano l’intero territorio regionale: ‘Smart mobility regionale’ e mappatura 3 D dell’Umbria, di ogni singolo comune o territorio, che sarà molto utile per fare le nostre valutazioni; i 3 fondi per le imprese, legati a digitalizzazione, transizione ecologica e aumenti di capitale per complessivi 180 milioni; 58 milioni per gli ‘attrattori turistico culturali’ dell’intera regione; oasi, parchi e vie del verde, per valorizzare l’evoluzione ‘green’ dell’Umbria con 165 milioni; per la riqualificazione urbana e abitativa abbiamo previsto 50 milioni; per l’edilizia scolastica 400 milioni, con attenzione ai nido e alle scuole, una linea di intervento che inciderà su vari settori, con ricadute per le famiglie, agevolazioni per l’occupazione giovanile; per la filiera a scarto zero dell’agricoltura 30 milioni; per il rischio idrogeologico 153 milioni, per quello sismico 27 milioni, per il diritto allo studio 38 milioni; per aree interne e borghi 53 milioni. Alcune risorse strategiche devono portare l’Umbria fuori dall’isolamento: l’alta velocità Roma-Ancona, il completamento della Grosseto-Fano e Orte-Civitavecchia, quindi il progetto tutto umbro di pertinenza, ma di importanza strategica nazionale, del rifacimento dell’intera Ferrovia centrale umbra”. Nello specifico saranno gli assessori, secondo le proprie competenze, ad approfondire le varie tematiche. L’idea di base è quella di un nuovo posizionamento dell’Umbria nel mondo post covid: quello di una regione verde che deve valorizzare la sua alta qualità della vita, che dovrà renderla più popolata, trattenere giovani, far formare famiglie, fare dell’Umbria un posto dove vivere, lavorare, investire, fare ricerca, fare impresa, anche grazie alla nuova frontiera digitale in cui la nostra regione sarà al centro. Lavoriamo con le altre regioni del centro Italia per obiettivi comuni. Altro tema è quello del riequilibrio territoriale che attualmente privilegia, com’è giusto e come ha annunciato Draghi, il sud del Paese, ma noi siamo stati spesso tagliati fuori dal tema infrastrutture e serve un riposizionamento come Regioni dell’Italia centrale. In tutto sono risorse per circa 3 miliardi per i 45 progetti, tenuto conto dell’importo disponbile e del riparto, circa il 4,79 per cento. Sulla tempistica: le 45 linee progettuali diverranno progetti in 9 mesi e impegni vincolanti fra i 12 e i 18 mesi, cantierabili entro il 2026. Dovremo saper cogliere con immediatezza i bandi nazionali che saranno emessi, su cui inserire quelli territoriali, come ci hanno confermato ieri i vari Ministri durante l’interlocuzione con le Regioni. Dopo l’approvazione del Pnrr in Parlamento, l’Europa riceverà i documenti e dopo due mesi potrebbero già essere messi in campo dei bandi di carattere nazionale, dovremo essere pronti. Stiamo lavorando per predisporre un team che si occupi di progettazione su tutte le varie linee. Negli incontri con le categorie è emersa grande disponibilità a mettersi a disposizione, pronti a partecipare ai bandi nazionali del Pnrr. La vera partita inizia adesso e non la possiamo perdere. Se riusciamo a realizzare ciò che serve alla nostra regione sarà il successo di tutta la comunità, per una prospettiva di inversione di rotta da tutti auspicata. Tutti, nessuno escluso, dovremo essere parte attiva in questo processo per raggiungere il risultato che riguarda il futuro della nostra regione e dei nostri giovani”.
Fabio Paparelli (Portavoce opposizioni): Occasione mancata, tra promesse e annunci che non si concretizzano. Non esiste un Pnnr regionale, ma ne esiste uno nazionale che disegna le strategie per far ripartire l’economia. Nel Pnnr nazionale c’è un’idea chiara di come dovrà essere l’Italia: 5G, vera transizione ecologica, inclusione sociale. Tutte direttrici per la ripresa e la resilienza che l’Umbria non ha seguito. I presupposti finanziari che vengono citati sono sballati. La ripartizione dei fondi, per l’Umbria, sarà 1,5 – 1,6 percento, a differenza di quanto annunciato dalla Presidente. I progetti del Governo Draghi sono gli stessi annunciati da Conte, dalla Orte-Civitavecchia (un progetto laziale) alla E78. Mancano le politiche industriali e quelle di inclusione sociale. Mancano strumenti per recuperare il gap di produttività sul terziario avanzato. Anche il rapporto con l’Università denota una visione particolaristica. Fin da maggio 2020 abbiamo proposto un grande percorso di partecipazione e confronto con tutti gli attori regionali. L’Umbria poteva essere crocevia di una proposta per l’Italia mediana mentre ci siamo limitati a redigere un elenco della spesa in cui abbiamo inserito temi del tutto assenti dal Piano nazionale di resilienza. Ad esempio l’edilizia sanitaria non è un capitolo del Recovery”.