Condividi su facebook
Condividi su twitter
Edito da Fandango, il libro appena uscito di Chiara Lalli e Sonia Montegiove racconta l'indagine sullo stato di attuazione della legge 194, quella sull'aborto e l'obiezione di coscienza, evidenziando l'importanza degli open data
copertina libro mai dati sonia montegiove e chiara lalli

E’ da qualche giorno arrivato in libreria, oltre che negli store online, “Mai Dati” (Fandango, pagg. 176, euro 15), scritto a quattro mani da Chiara Lalli, giornalista e docente di storia della medicina e deontologia alla Sapienza di Roma, e da Sonia Montegiove, giornalista e informatica, impegnata sui temi dell’innovazione digitale, del software libero e dell’importanza dei “dati aperti”. Una battaglia quest’ultima che è il motivo di sottofondo che accompagna il volume.

Il libro racconta l’indagine che Lalli e Montegiove hanno condotto sullo stato di applicazione della 194, la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza. Per poter dare una risposta le due autrici hanno cercato, appunto, i dati, i numeri, informazioni dunque neutre e obiettive su quanto avviene realmente nelle strutture ospedaliere del nostro Paese, scontrandosi spesso con resistenze all’accesso civico.

La stessa relazione in materia da parte del Ministero della salute si rivela una fotografia poco utile, sfocata, con gli indicatori e le modalità di pubblicazione dei dati (chiusi e aggregati), che la rendono un’osservazione passiva e neanche tanto veritiera della realtà. Il libro-indagine rende così evidente come sia necessario aprire i dati, non solo sulla obiezione di coscienza, al fine di consentire la lettura, l’analisi e la rielaborazione delle informazioni da parte di chiunque.

Anche se la presentazione dei risultati dell’indagine da parte dell’associazione Luca Coscioni ha finito per conquistare le pagine di tutti i giornali nazionali, il tema non è solo quello dell’aborto e dell’obiezione di coscienza ma, più in generale, dell’apertura dei dati da parte delle istituzioni, che dovrebbero per legge renderli accessibili e consultabili, al fine di consentire la lettura, l’analisi e la rielaborazione delle informazioni da parte di chiunque, giornalisti, associazioni e semplici cittadini.

Nel caso di specie, nel libro si racconta come le Asl o i singoli ospedali non sempre rispondono, anche se dovrebbero, oppure elencano scuse burocratiche e amministrative e difficoltà nel recuperare i dati. Ecco perché MAI DATI: perché i numeri delle singole strutture non ci sono o si trovano solo con molta fatica. “Abbiamo bisogno di una mappa dettagliata e aggiornata, disegnata a partire da dati aperti e ufficiali”, scrivono le autrici, sottolineando come li abbiano dovuti chiedere con centinaia di pec, non sempre ricevendo risposta.

Chiara Lalli e Sonia Montegiove raccontano di una sorta caccia al tesoro. E non sbagliano, perchè i dati sono il nuovo oro dei nostri tempi. Per le aziende, certo, come spesso viene ricordato quando si tira in ballo la tutela dei dati personali, ma anche per i cittadini, che attraverso la loro consultazione possono acquisire una maggiore consapevolezza civica e politica, bypassando il muro di gomma fatto di reticenze, mediazioni e interpretazioni interessate. “I dati sono nostri – si legge nel sottotitolo della copertina del libro. E ci servono per scegliere”.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter