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Secondo il consigliere regionale, sono stati spesi 300 mila euro per un brand ed un claim coniato negli anni ’70
umbria logo regione

Al consigliere regionale Tommaso Bori (Pd), il nuovo marchio realizzato per la Regione Umbria, proprio non è piaciuto. Il nuovo brand identitario dell’Umbria era stato presentato ai sindaci dei Comuni della provincia di Terni, dall’assessore alla cultura della Regione Paola Agabiti nella sala rossa di palazzo Gazzoli, lunedì 3 ottobre. Il marchio presentato, come parte distintiva, presenta la lettera “m” di Umbria, che si trasforma in un cuore aperto verso il basso.
Uno strumento di brand identity – secondo le intenzioni della Regione – creato per dare forza all’immagine dell’Umbria nel mondo, che non andrà a sostituire il logo istituzionale delle Regione Umbria, ovvero i tre ceri stilizzati, ma diventerà parte di un intero sistema di comunicazione.

Secondo Bori “un brand non è un semplice disegno ma un insieme di politiche che coinvolgono tutto il territorio stabilendo un rapporto, su valori e standard comuni, tra la comunità locale e la sua proiezione internazionale. Quello presentato lunedì a Terni, nel corso dell’anteprima riservata dall’assessore regionale Paola Agabiti ai sindaci del comprensorio, è innanzitutto un marchio che non ha coraggio, per altro svelato e apparso sulla stampa in violazione di quanto disposto in termini di segretezza nella delibera 932 del 13/09/2022”.

“Stupisce – spiega Bori – che dopo mesi e mesi di lavoro e uno stanziamento complessivo di quasi 1.5 milioni di euro, si scelga di proporre un claim, senza attualizzarlo, come quello de ‘Il Cuore Verde d’Italia’, che fu coniato dall’assessore regionale al Turismo, Alberto Provantini negli anni ‘70. Sarebbe bastato evocare almeno il ‘Cuore Verde d’Europa’, ad esempio, per riaffermare uno standing ben più ampio e internazionale. E invece sono stati spesi 300 mila euro per un marchio che sceglie un claim già visto e una asetticità neanche protetta dai rigori di uno stile grafico razionale ma storicamente connotato”.

“Una soluzione grafica – dice Bori – che, a detta di tutti i maggiori esperti interpellati da noi, porta indietro di quaranta anni l’orologio della comunicazione visuale dell’Umbria”.
“Quanto oramai adottato dalla Giunta regionale ha purtroppo uno stile retrò per quanto concerne la parte dell’immagine, che mal si adatta ai settori differenti da quello turistico. Quello presentato a Terni – conclude Tommaso Bori – è un lavoro privo di una caratterizzazione che renda chiaro il suo essere voce di una terra, che, in quanto a segni distintivi, ne ha da vendere in ogni epoca. Per questo ritengo, pur non essendo un esperto di comunicazione, che al modico costo di 300.000 euro, sinceramente, si poteva fare di meglio”. 

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