Si è tenuta recentemente a Roma, in Viale Mazzini, presso la Galleria Micro Arti Visive, la mostra di Giovanni Crisostomo dal titolo “Opere scelte 1960 – 1990” curata da Paola Valori in collaborazione con i collezionisti Gianfranco Iorio e Marco Tognaccini.
La mostra ha proposto una selezione di opere di Crisostomo che vanno dagli anni ‘60 alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso, periodo particolarmente fertile per l’artista. Il numero considerevole dei quadri esposti, provenienti in larga parte da collezioni private, ha costituito un riferimento importante per comprendere il cammino della sua produzione lunga tre decenni del ‘900.
Tutte le opere esposte a Roma sono state riportate anche in un elegante catalogo con introduzione curata da Paola Valori, e con i testi critici di Renata Lipparoni e di Silvia Grassi Pottino. Altre notizie sulla mostra possono essere acquisite al sito della galleria: microartivisive.it.
Questi alcuni brani, fra i più significativi, di testi critici comparsi sul catalogo della mostra di Roma, su altri cataloghi in occasione di altre mostre e sulla stampa:
Rivedere la più bella espressione dell’arte italiana ed europea attraverso gli occhi discreti di Crisostomo è un’esperienz unica nel suo genere (Paola Valori).
Le opere esposte hanno consentito di cogliere l’evolversi dello stile e delle tematiche dell’autore il cui percorso artistico, rimasto sperimentale col passare del tempo, rifugge da formule preconcette (Renata Lipparoni).
Le immagini pittoriche di Giovanni Crisostomo hanno la forza e l’esattezza auspicate da Calvino per le parole, che collegano “la traccia visibile alla cosa invisibile, alla cosa assente, alla cosa desiderata o temuta, come un fragile ponte di fortuna gettato nel vuoto” Esse permettono “di avvicinarsi alle cose (presenti o assenti) con discrezione e attenzione e cautela, col rispetto di ciò che le cose (presenti o assenti) comunicano senza parole” (Silvia Grassi Pottino).
Sensoriale, emotiva, coloristica, l’impronta che l’artista palermitano (classe 1940) ha dato alle sue opere, possiede un tocco di vivace originalità, condivisa sulla lunga tradizione artistica del nostro Paese. Giovanni Crisostomo ha visto, respirato, sperimentato molte delle principali correnti artistiche del ‘900 ripensate con l’uso di un pennello puramente italiano, perciò sapiente e audace, ma mai chiassoso. La sua mite distinzione caratteriale gli ha permesso, mediante una personalissima cifra stilistica, di liberare il proprio vissuto ed estro creativo senza mai debordare o trasgredire la nota del d’après interpretato (Paola Valori).
Le immagini nella pittura di Crisostomo, a volte figurative, a volte astratte, mirano, e quasi sempre raggiungono, l’armonia intesa nel senso matissiano del termine, cioè l’individuazione dell’essenza lirica, poetica dell’immagine, sì da rendere una forma che, a dirla con Matisse, decori la vita” (Silvana Toppetti).
Crisostomo appartiene a qull’arte combinatoria che dà conto della molteplicità di esperienze, informazioni, emozioni ed immaginazioni che ciascuno di noi si porta dentro. A quella qualità per la quale, secondo Calvino, il gusto dell’ordine mentale si associa alla consapevolezza che “tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili” (Silvia Grassi Pottino).
Conoscere Giovanni Crisostomo ha rappresentato per me una scoperta, prima che del suo talento, delle sue qualità umane, in armonia con quelle della sua compagna Renata e con il luogo magico in cui da anni entrambi hanno scelto di vivere. Una casa in mezzo al bosco, che si raggiunge dopo aver percorso una strada attraverso la stupenda campagna intorno a Todi, dalla luminosa bellezza naturale che, oggi, come ieri, molti artisti hanno eletto a luogo in cui abitare (Silvia Blasio).
Molti i fattori fondamentali nello sviluppo della sua carriera, così come sostanziali sono stati per la sua vicenda biografica: la frequentazione in Sicilia di artisti e maestri di grande spessore come Pippo Rizzo, Leo Castro, Remo Gerevini e Nunzio Sciaravello; la parentesi romana negli anni ’60 dove ha studiato all’Accademia di via Ripetta con Luigi Montanarini e Alessandro Trotti; la permanenza a Parigi tra il 1970 e il 1974 presso l’atelier dello scultore Bernard Citroën assieme alla conoscenza di alcuni grandi nomi del panorama artistico francese; la seduzione nei confronti del gruppo COBRA e l’Art Brut, in particolare di Jean Dubuffet; e infine, la scelta ben ponderata di trasferirsi sulle dolci colline umbre, in una casa di campagna della “molle” provincia di Todi, dove ancora vive e opera in stretta collaborazione con la compagna (Paola Valori).
L’uovo, il bambino, la taccola, le forme giunoniche delle donne mollemente rilassate, i festoni di frutta, i richiami barocchi scandiscono il ritmo incessante del divenire nella pacata dolcezza di ritmi che richiamano lontani suoni di chitarre spagnole, a lui così care (Giuseppe Passeri).
Come è stato fatto notare da alcuni, tutta la carriera del lungo cursum honorum di Giovanni Crisostomo costituisce una vera e propria “avventura artistica”, una produzione sempre vitale e alla ricerca di nuove sperimentazioni che prosegue fino ad oggi.
La biografia dell’autore
Giovanni Crisostomo è nato a Palermo nel 1940. Ha iniziato a dipingere a quattordici anni seguendo Leo Castro nelle campagne di Corleone dove ha frequentato il liceo classico. A Catania, dove si era trasferita la sua famiglia, ha studiato pittura con Remo Gerevini e disegno con Nunzio Sciavarrello. Agli inizi degli anni ’60 si è trasferito a Roma: presso l’Accademia di Belle Arti ha studiato pittura con Luigi Montanarini e Alessandro Trotti e scenografia con Peppino Piccolo. Agli inizi degli anni ’70 è passato a vivere a Parigi dove ha studiato disegno con lo scultore Bernard Citroen e ha frequentato lo studio di Orfeo Tamburi. Tornato in Italia dagli inizi degli anni ’80 si è trasferito nella campagna umbra, a Doglio, vicino a Monte Castello di Vibio dove vive e lavora. Fra il 2005 e il 2013 le sue opere hanno fatto parte di un’esposizione permanente presso la piccola Galleria di Linde Beyl a Monte Castello di Vibio.

























