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L'ex calciatore, allenatore e dirigente racconta venerdì 30 giugno alla Sala Capitini il suo calcio "furioso e solitario", come lo ha definito in un suo bel libro
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“Il calcio è una tragedia, con le sue sconfitte mortifere, carriere ribaltate per un calcio d’angolo sbagliato, tiri sbilenchi in tribuna, speranze di intere comunità frantumate. Se Eschilo e Sofocle, o lo stesso Shakespeare, avessero conosciuto il calcio, avrebbero rappresentato le loro tragedie mettendo negli anfiteatri calciatori e allenatori, e il pubblico a rappresentare il coro“.
E’ l’incip con il quale si apre il libro “Il mio calcio furioso e solitario” di Walter Sabatini, che verrà presentato a Marsciano, venerdì 30 giugno, alle ore 18:30, presso la Sala Aldo Capitini (dialogherà con l’autore il giornalista Luca Cardinalini).
Un ritorno quello di Sabatini a Marsciano, dove l’ex calciatore è nato e dove ha iniziato a palleggiare, prima di debuttare in serie B con il Perugia per poi approdare alla Roma.

Sigarette, barba incolta, lessico provocatorio; talenti scoperti e occasioni perse, progetti visionari e fallimenti, gloria e litigi, passioni letterarie e passioni mondane. Walter Sabatini non voleva essere il personaggio che gli altri hanno raccontato e continuano a raccontare, ma solo un uomo capace di vivere intensamente. In particolare il suo amore per il calcio, furioso e solitario, tragico e iconoclasta.

Ex calciatore, straordinario talent scout, dirigente di Lazio, Palermo, Inter, Sampdoria, Bologna, ma soprattutto dell’amatissima Roma e, recentemente, della miracolosa Salernitana, Sabatini non ha mai temuto di essere considerato eccessivo, visionario, scontroso, persino maledetto.
Per lui vita e pallone sono inesorabilmente intrecciati, in una matassa che solo ora ha deciso di dipanare in questo libro intriso del suo stile inconfondibile, scritto in forma di lettera al figlio Santiago ma capace di svariare da Totti a Pasolini, da Pelé a García Márquez, da Spalletti a Joyce.

Un racconto da cui emergono tutto il suo genio e tutta la sua sregolatezza, che rievoca senza ipocrisie splendori e miserie dello sport nazionalpopolare per eccellenza. E insieme la storia personale di Sabatini, fatta di momenti drammatici e di fallimenti più che di riconoscimenti: la storia di un uomo tormentato e controcorrente, «cervello di sinistra, corpo di destra», ma rimasto fedele al bambino che durante le estati al mare sognava il clima invernale della Serie A, fra nebbia, stadi e pallone.

 

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