Si è svolta a Doglio, in occasione del ventennale dalla sua scomparsa, un’iniziativa in ricordo di Egidio Lipparoni, medico chirurgo molto apprezzato, nato nella piccola frazione del comune di Monte Castello di Vibio il 28 giugno 1904, specialista in dermatologia e medicina tropicale che ha operato per vari decenni in Africa, fra il 1934 e il 1965, prima nella colonia italiana della Somalia e poi nel Congo belga.
L’evento è stato promosso dalla sede locale dell’Università delle Tre Età in collaborazione con l’associazione Sant’Antonio da Padova e con il patrocinio del Comune di Monte Castello di Vibio e della Provincia di Perugia.
Nel corso di due giornate di eventi è stata organizzata una mostra documentaria con foto storiche e cimeli d’Africa e due conferenze, entrambe seguite con molto interesse: una sulla figura di Egidio Lipparoni (tenuta dalla giornalista e scrittrice Rita Boini) ed una sulla comparsa del dolore cardiaco con le sue conseguenze tenuta dal dottor Massimo Loria, già primario di Pronto Soccorso, Medicina d’urgenza e Dipartimento di emergenza presso l’ospedale di Ascoli Piceno.
In particolare, Rita Boini, ha ripercorso la lunghissima carriera professionale del “Medico dell’Africa” (così sono state denominate le giornate in suo ricordo) che, dapprima, svolse funzioni di medico condotto presso i comuni di Monte Castello di Vibio (dal 1° al 20 gennaio 1930) e San Venanzo (dal 10 agosto al 23 dicembre 1931). Dal 21 dicembre 1931 al marzo 1934 venne nominato Direttore dell’ospedale di Panicale svolgendo contemporaneamente, per alcuni periodi, anche le funzioni di medico interino presso la frazione di Tavernelle ed il comune di Paciano.
Nel 1934 Lipparoni lasciò l’ospedale di Panicale e partì per la Somalia con la S.A.I.S. (Società Agricola Italosomala) per lavorare presso il presidio sanitario del villaggio “Duca degli Abruzzi”, vicino Mogadiscio. In questa prima esperienza africana, Lipparoni, era coadiuvato da un altro medico italiano che, ben presto, rientrò in patria perché non resse né al clima né alle tante incombenze che la particolare situazione richiedeva. Lipparoni si ritrovò così a svolgere contemporaneamente il lavoro di due sanitari. La società gli fece allora la proposta di raddoppiargli lo stipendio ma lui, sempre molto modesto e mai venale, la rifiutò.
Una vita da medico chirurgo ad ampio raggio, quasi “avventurosa”, quella vissuta in Africa negli anni “30 e “40 del “900, trascorsa fra i centri abitati e la boscaglia dove, periodicamente, si recava a fare le campagne per le vaccinazioni.
Dal campo spedivano i ‘messaggeri” nei villaggi sparsi nella boscaglia e così i nativi accorrevano, oltre che per le vaccinazioni, per tutte le loro necessità sanitarie. Come ricordato da Rita Boini nella sua relazione, quando gli indigeni si mettevano in fila per togliere i denti, rifiutavano l’anestesia. La sera, poi, dopo aver ucciso una gazzella in suo onore, gli offrivano il filetto, la parte più pregiata. Dopo aver mangiato e bevuto iniziavano le danze e, tutta la notte, intorno al campo era uso tenere i fuochi accesi con intorno alcune sentinelle per tenere lontani gli animali selvatici.
Lipparoni svolse il suo servizio in Somalia quale medico coloniale e direttore dell’Ospedale di Villabbruzzi fino al 1955 con delle brevi licenze in Italia fra il 1947 e il 1953 in cui frequentò l’Istituto di Parassitologia dell’Università di Roma. Dal 1955 collaborò quasi costantemente nel lavoro scientifico e didattico presso lo stesso Istituto.
Il 14 giugno 1956, presso l’Università degli studi di Roma, conseguì la specializzazione in Medicina Tropicale e Subtropicale a pieni voti: settanta su 70 e lode.
Dopo aver redatto ben 28 pubblicazioni, per la maggior parte in tema di parassitologia con qualche lavoro di patologia medica e di scienza dell’alimentazione, in data 14 marzo 1958, conseguì anche l’abilitazione alla Libera Docenza in Parassitologia.
Dopo un breve periodo di attività a Iesi, alla fine degli anni ‘50, con il grado di tenente medico, partecipò ad una missione dell’O.N.U. le cui truppe avevano il compito di sedare la guerra civile originata dalla separazione dello Zaire dal Congo.
Successivamente ottenne la cattedra di Dermatologia presso l’Università di Elisabethville dove è rimasto fino al 1965.
Tornato poi in Italia per motivi di salute, oltre a continuare la sua professione medica, ricoprì anche il ruolo di Sindaco di Monte Castello di Vibio fra il 1970 e il 1975 e, successivamente, di Vicesindaco dal 1980 al 1985. Nel corso della sua lunga vita lavorò sempre con zelo ed abnegazione, mettendo a disposizione con successo la sua esperienza fino alla soglia dei novant’anni per quanti, affetti anche da malattie rare, ricorrevano alle sue cure.
Si cancellò dall’albo dell’ordine dei medici all’età di 94 anni e morì a Doglio, suo paese natale, alla soglia dei cento anni, il 14 agosto 2003.
Da tutti i presenti alle due giornate, fra cui i nipoti Virgilio e Renata Lipparoni, è stata sottolineata, oltre che la sua grande professionalità e competenza in campo medico, le sue doti di umanità con la predisposizione a mettersi al servizio di tutti in ogni circostanza. Qualità che, anche a distanza di alcuni decenni, ne hanno mantenuto vivo il ricordo fra i cittadini che lo hanno conosciuto e apprezzato. Non a caso una via del centro storico di Doglio da alcuni anni ne porta il suo nome.