Domenica 10 marzo 2024, alle ore 11,30, presso la frazione di Doglio nel comune di Monte Castello di Vibio si svolgerà la commemorazione pubblica per ricordare l’uccisione di Pietro Mariotti nell’ottantesimo anniversario dal tragico fatto.
L’iniziativa è organizzata dal Comune di Monte Castello di Vibio e dalla sezione ANPI “Cap. Carlo Barbieri” di Todi in collaborazione con l’associazione Sant’Antonio da Padova di Doglio. Il contributo storico sarà tenuto dal prof. Angelo Bitti.
La triste vicenda si svolse la mattina del 7 marzo del 1944 nella frazione di Doglio quando, per mano dei militi della Guardia Nazionale Repubblicana, fu ucciso il giovane Pietro Mariotti.
Mariotti era nato a Doglio il 29 giugno 1911 e qui era rimasto a vivere, lavorando i campi e formando la sua famiglia. Da tutti era considerato un buon padre e un bravo marito.Nei giorni precedenti il delitto, nelle campagne circostanti, erano stati compiuti atti ostili con lo sparo di alcuni colpi di fucile contro un milite fascista e un carabiniere, rimasti leggermente feriti. Ritenendo, di conseguenza, che nella zona ci fossero dei “ribelli” o dei partigiani, fu ordinato un ampio rastrellamento nelle campagne della piccola frazione. Di buon mattino, il 7 marzo, il paesino fu completamente accerchiato e il territorio perlustrato dalle pattuglie fasciste. Pietro Mariotti fu sorpreso dalle parti del cimitero con un fucile in spalla, regolarmente denunciato, mentre era a cacciare per far mangiare la madre malata. Pietro fu condotto in piazza difronte a tutta la popolazione radunata a forza dalle milizie.
Sia la moglie, Norina Zafferami, che il parroco del paese, don Gerardo Petrignani, cercarono di dissuadere dal compiere il delitto il Capo della provincia, il famigerato Armando Rocchi, giunto personalmente sul posto in tempo per ordinare l’esecuzione. Secondo Rocchi una nuova disposizione aveva annullato tutti i porti d’arma – anche da caccia – precedentemente concessi. Dunque la detenzione e il trasporto sarebbero stati reati punibili con la morte. Secondo altre versioni, Pietro venne scambiato per un omonimo di Ripalvella già nella lista nera dei pericolosi “banditi” della zona.
Nelle concitate fasi precedenti la fucilazione, Pietro chiese di poter rivedere il proprio bambino, Giuseppe. Mentre la moglie Norina cercava di avvicinarsi con il figlio in braccio venne bloccata da un milite e, a quel punto, sentì un colpo di pistola che la fece svenire. Il delitto, di fronte a tutti i compaesani terrorizzati e sgomenti, si era compiuto con la morte di un innocente.
La piazza, all’ingresso del paese di Doglio, luogo dell’esecuzione, porta oggi il suo nome, così come un Centro Studi a lui intitolato. Il suo nome è elencato nella lapide in memoria dei caduti del secondo conflitto mondiale, posta in via Rimembranza. Anche nel capoluogo di Monte Castello di Vibio una lapide, in via Roma, che onora la memoria delle vittime civili del nazifascismo, riporta, come primo nome, proprio quello di Pietro Mariotti insieme a martiri nazionali come Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, Antonio Gramsci e don Giovanni Minzoni e i nomi degli altri quattordici civili locali “vittime del barbaro esercito nazista”, uccise nelle campagne fra Doglio e Monte Castello sempre nella primavera del 1944.