Il 3 Maggio, a Monte Castello di Vibio, si celebra la festa dei patroni, i Santi apostoli Filippo e Giacomo, le cui statue campeggiano ai lati dell’altare maggiore all’interno della chiesa parrocchiale posta in piazza Vittorio Emanuele II.
Le due opere furono realizzate nella seconda metà dell’Ottocento dagli scultori Francesco Biscarini e Raffaele Angeletti di Perugia. I due valenti artisti si erano formati all’Accademia di Belle Arti di Perugia e, nel 1861, fondarono uno studio di scultura che, nel 1870, fu poi trasformato in laboratorio di terrecotte artistiche e decorative. Gli stessi furono molto attivi soprattutto all’interno del cimitero monumentale di Perugia dove hanno lasciato pregevoli testimonianze con decorazioni in terracotta di molte edicole e cappelle gentilizie.
Nella rappresentazione artistica da loro realizzata, S. Filippo, viene raffigurato con il dito che indica il cielo a motivo dell’episodio in cui, nell’ultima cena, chiese a Gesù di mostrargli il padre (non considerando che, per il Cristo, lui e il padre sono la stessa cosa) e che, uniti allo Spirito santo, costituiscono la Trinità.
La statua di S. Giacomo detto “il minore” è raffigurata, invece, con una lettera in mano con cui, secondo la tradizione, l’apostolo propone ai cristiani l’ideale del credente nella fede: coraggioso di fronte alle difficoltà, resistente alle persecuzioni, capace di gioire per la forza che gli viene da Dio e per la fedeltà al Maestro.
Per la cronaca i due artisti non vennero pagati subito dalla comunità di Monte Castello, ma ci volle un interessamento del sindaco di Perugia nei confronti del suo omologo montecastellese cui, nel 1867, indirizzò una nota di garbato sollecito.
L’altare cui sono collocate le due statue dei santi è di notevoli dimensioni ed è collocato al centro del presbiterio. Venne disegnato nel 1864 dall’architetto perugino Nazareno Biscarini (fratello di Francesco).
L’architetto Biscarini era molto attivo in Umbria e, nella seconda metà dell’Ottocento, progettò, tra le tante costruzioni, anche il teatro Concordia e la chiesa San Giovanni Battista a Marsciano.
Il progetto della “macchina” dell’altare di Monte Castello di Vibio fu approvato dall’architetto Giovanni Santini (di cui Nazareno Biscarini fu allievo presso l’Accademia di Belle Arti) affinchè fosse in proporzione e relazione con il disegno della chiesa stessa di cui fu progettista il Santini stesso alcuni anni prima.
L’opera del nuovo e maestoso altare, come ricorda il parroco dell’epoca don Amanzio Rossi nelle sue memorie, fu voluta dalla popolazione di Monte Castello di Vibio per collocare degnamente l’effige della Madonna dei Portenti realizzata agli inizi del Seicento ed attribuita all’artista Scilla Piccinini della scuola del Perugino. L’immagine raffigura la Vergine col Bambino e S. Carlo Borromeo che è stata chiamata dalla devozione popolare “Madonna dei Portenti” per le virtù taumaturgiche che le sono attribuite dal 1732, anno in cui avvenne il primo miracolo.
Per finanziare il complesso dell’altare la popolazione corrispose con elemosine raccolte dal Priore della Compagnia della Vergine dei Portenti Giuseppe Pettinelli e dal depositario Fabrizio Fabrizi.
Dopo le autorizzazioni dell’autorità ecclesiastica, i lavori per la realizzazione dell’opera presero il via l’11 settembre 1964 e furono eseguiti dai maestri muratori Felice, Matteo e Gioacchino Angeli e da Tobia Fioriti con l’assistenza e direzione di Lodovico Pettinelli. Ultimata l’opera muraria dell’altare, Francesco e Tommaso Biscarini, eseguirono i lavori d’ornamento e quelli di stucco e corniciature.
Dopo la traslazione (dalla vicina chiesa di Santa Illuminata) e la collocazione dell’affresco della Madonna dei Portenti alla sommità dell’altare con l’assistenza del perito Giuseppe Ferroni, l’opera, fu inaugurata al pubblico l’8 dicembre del 1864. L’importo dei lavori ammontò a 8.237 scudi.
Il nuovo altare maggiore, con rescritto del 28 novembre 1864 di papa Pio IX, fu reso anche “Privilegiato perpetuo” capace, cioè, di dispensare indulgenze maggiori alle anime del Purgatorio a favore delle quali veniva celebrata una messa di suffragio.