Ogni paese trova la sua identità nel campanile, nella chiesa o, se c’è, in una torre antica: nel disegnare il profilo dell’abitato ne diventano appunto il simbolo nel quale ritrovarsi tutti.
Per fare di un paese una vera comunità serve anche un’anima, un’istituzione, un insieme di persone nelle quali le generazioni, nel loro succedersi, sappiano riconoscersi nel tempo.
Nel caso di Compignano, piccola frazione di Marsciano, c’è il campanile, restituito anni addietro al suo splendore; c’è la torre di ingresso, purtroppo di recente divenuta pericolante e quindi impalcata; c’è la chiesa e la parrocchia ma c’è anche la Società Filarmonica, nel cui organico ogni famiglia ha, ha avuto o confida di avere un musicante che porti avanti la sua tradizione.
Una tradizione che ormai è storia, visto che in questo 2024 la Filarmonica di Compignano taglia il traguardo dei 125 anni attività, festeggiato nella piazza antistante il borgo domenica 12 maggio.
La Filarmonica nacque nel 1899 sotto forma di Fanfara; nel 1920 diventò banda musicale, arrivando a dotarsi negli anni Trenta di una sede propria, divenuta un ulteriore luogo di ritrovo e di identificazione.
Guidata dal presidente Claudio Mariotti e dal direttore David Biagini, l’annuale concerto in occasione della festa di San Cristoforo si è svolto, stavolta più che mai, nel segno della continuità, tra futuro e memoria.
Da una parte il benvenuto alle dieci nuove leve della scuola di musica della Filarmonica, che faranno il loro ingresso ufficiale in banda dopo il saggio finale del prossimo 2 giugno.
Dall’altra l’omaggio ad Aldo Montegiove, storico presidente della Filarmonica e dei fastosi festeggiamenti per il suo centenario nel 1999, oltre che musicante per oltre mezzo secolo, scomparso nel 2022.
Il suo vecchio sax soprano è stato suonato in assolo da Marco Merlini (il cui figlio debuttava nell’occasione in piazza alle percussioni) sulle note di “Oblivion” di Astor Piazzola con l’arrangiamento Lorenzo Pusceddu. Un brano struggente e un suono superbo, che ha contribuito a conferire un’emozione speciale al concerto articolato in undici brani introdotti da Michele Titoli, che ha sostituito nel ruolo il padre, il Maestro Mario, seduto in platea insieme ad un centinaio di persone.
Un paese è il suo campanile, la sua torre, la sua chiesa. Ma diventa e torna ad essere una vera comunità ogni volta che le persone si ritrovano insieme per dare continuità alle proprie tradizioni, rievocando il passato, coltivando il presente e pensando al futuro.