Si chiude stasera, domenica 2 giugno, la prima edizione di “Amati festival”, apertosi sabato pomeriggio nella sala del Consiglio con il talk “Rompi il silenzio”.
Abbiamo intervistato sul tema Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta tra le più qualificate a livello nazionale sul tema dei DCA.
Fondatrice della Rete per i Disturbi del Comportamento Alimentare della USL 1 dell’Umbria e della struttura di cura Palazzo Francisci, è tra le voci più autorevoli in materia.
Ad oggi questa tematica ha il giusto spazio nell’opinione pubblica, sia a livello nazionale che locale?
“Purtroppo se ne parla molto ma non nel modo corretto, come di una moda culturale, come un capriccio estetico, quando invece stiamo parlando di patologie psichiatriche gravi. Teniamo conto che i Disturbi alimentari sono la seconda causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali e in Italia ci sono circa 3 milioni di persone ammalate di DCA e in Umbria circa 50.000 persone”.
Nel parlare di queste tematiche bisogna sempre prestare attenzione al linguaggio. In questo vede, sia nelle persone comuni che nel mondo dell’informazione, un miglioramento?
“Certo le parole hanno un peso e possono diventare uno stigma, cioè un giudizio, come se la malattia fosse una colpa. Dobbiamo sempre pensare che il peso, l’aspetto fisico e tutto ciò che si vede è solo la punta di un iceberg, mentre il dolore profondo è invisibile”.
Come è nata l’idea di questo festival e qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere?
“L’obiettivo è quello di sensibilizzare in modo corretto, soprattutto la fascia giovanile che è quella più colpita, e lo faremo attraverso linguaggi giovanili, i social, la musica, il teatro, gli eventi e laboratori. Sensibilizzazione significa anche prevenzione, cioè lavorare sui fattori di rischio di queste patologie, che sono soprattutto culturali”.
Perché realizzarlo proprio a Todi?
“Perché a Todi è attiva da 20 anni una rete pubblica di eccellenza, unica in Italia e diventata in poco tempo un esempio per tutti. Si lavora con un metodo innovativo a 360 gradi che approccia il paziente come persona e non solo come malattia. Abbiamo avuto in questi anni migliaia di pazienti provenienti da tutto il territorio nazionale e abbiamo ottimi risultati terapeutici”.
Nel programma di questo festival non troviamo solo discussioni sui DCA in sé, ma anche musica, danza e teatro. Che ruolo ritiene abbiaNo queste forme d’arte nella cura dei disturbi alimentari?
“L’arte può darci una grande mano nella cura dato che possiede una grande capacità terapeutica. Inoltre nelle patologie come i disturbi alimentari è l’anima che si ammala, non solo il corpo. Noi la utilizziamo da anni in varie forme, come art therapy, danza teatro, laboratori di poesia e scrittura, ed è per questo che abbiamo voluto un festival in cui tutte queste attività fossero in primo piano”.
Come hanno reagito a questa iniziativa le ragazze all’interno delle strutture di cura tuderti?
“Sono state entusiaste nel collaborare, hanno preparato un bellissimo spettacolo teatrale e si sono impegnate in ogni modo. In questi due giorni sono state presenti in tutte le iniziative e hanno dialogato con tutti i giovani che hanno partecipato portando la loro testimonianza”.