C’è da sbellicarsi dalle risate a leggere il borioso e sussiegoso comunicato scritto dal cd. “Coordinamento dei sindaci di Centro Destra e Civici dell’Umbria”, organismo di cui tira le fila il Sindaco Ruggiano nel tentativo di farsi spazio per le elezioni regionali prossime venture senza “morire romiziano” nella lista di Forza Italia (si sa che tra i due, infatti, non corre buon sangue).
Un continuo susseguirsi di luoghi comuni, impregnato di una narrativa ottimista sullo stato attuale della nostra Umbria categoricamente smentita da ogni possibile dato riguardante l’andamento dell’economia, come testimonia anche l’ultimo rapporto della Banca d’Italia. Per non parlare, poi, degli strali contro il clientelismo della sinistra e il vergognoso accenno alle indagini giudiziarie, con la penna di Ruggiano chiaramente riconoscibile, vista la prosa utilizzata nel documento!
C’è, comunque, di più. La tragicomica vicenda che in queste ore vede coinvolto l’ex Ministro Sangiuliano – con un governo che, nel pieno di un contesto internazionale in fiamme con due guerre ben visibili alle nostre porte e numerosi focolai accesi in tutto il mondo, è messo sotto ricatto e svergognato da una sconosciuta influencer su Instagram di nome Maria Rosaria Boccia – solletica riflessioni che vanno necessariamente estese anche al contesto locale e cittadino. Sangiuliano, infatti, si è presentato fin da subito del suo mandato come l’angelo vendicatore della cultura di destra, ghettizzata e ridotta in un angolo per un settantennio dai perfidi intellettuali di sinistra e dall’establishment alle loro spalle (le cd. “casematte del potere” di cui parlava Gramsci). Passando di gaffe in gaffe (memorabile quella di “Dante come primo intellettuale della destra”), l’intento perseguito dallo sventurato ministro è stato quello di provare a rovesciare la cd. “egemonia culturale” della sinistra. Un obiettivo ambizioso su cui anche Giorgia Meloni – grazie alla narrativa sull’essere “underdog” e paladina degli esclusi – ha puntato molto, facendone il cuore del proprio mandato a Palazzo Chigi.
In realtà, però, questa ostinata e pervicace battaglia contro l’egemonia culturale dei “sinistri” ha nascosto nient’altro che una bulimia di potere fatta di occupazione militare di tutto l’occupabile, strisciante censura e totale intolleranza verso il dissenso. Il tutto portato avanti con un dilettantismo e una sciatteria che la vicenda Boccia ben riassume. Stesso copione anche a Todi, dove a Ruggianolandia ogni possibile spazio è stato occupato dalla giunta in carica, con una scientifica opera di elargizioni di milioni di euro di contributi nel settore cultura con evidenti fini elettorali e di costruzione del consenso. Hai voglia a parlare del clientelismo altrui! Il problema, caro Sindaco, è che la destra umbra in questi anni al potere ha dispiegato una sorta di “levati tu che mi ci metto io”, dettata dalla smania di potere di chi si è sentito escluso immeritatamente (come se la democrazia e i processi elettorali fossero un inutile orpello) e, quindi, occupa il potere con fare bulimico.
In tal senso, l’attaccamento al potere e alla “poltrona” della destra locale è emerso in modo dalla palese dalla vicenda Ranchicchio, con un vicesindaco ancora sub judice e platealmente incompatibile che, a fronte dei rilievi mossi dalle opposizioni anche solo sul piano dell’opportunità politica, ha fatto e continua a fare finta di nulla, non sentendosi in dovere di dare spiegazioni alla cittadinanza, ma, anzi, vestendo in pubblico i panni della vittima vessata. Opacità, mancanza di trasparenza, vittimismo e intolleranza al dissenso. Ecco il vero volto della destra al potere, a Roma come a Todi.