Condividi su facebook
Condividi su twitter
La sentenza dà ragione ad una impresa che nel 2022 aveva progettato la realizzazione dell’impianto, ma che la Regione aveva respinto; le possibili ricadute sul piano dei rifiuti regionale 
inceneritore

Il TAR Umbria ha accettato il ricorso della società Waldum Tadinum Energia, che vince quindi contro Regione Umbria e AURI (il ricorso era stato presentato nel 2022), in merito alla richiesta respinta di realizzare un inceneritore nel Comune di Gualdo Tadino.

A segnalare la sentenza è il consigliere comunale di Todi Fabio Catterini, che definisce la sentenza “uno schiaffo per la Regione Umbria ed una sciagura per i cittadini umbri”. 

La Regione Umbria nel 2022 aveva rigettato il progetto della società Waldum Tadinum Energia per un inceneritore. Le motivazioni del diniego, come si legge in alcune dichiarazioni rilasciate al tempo dall’assessore regionale Roberto Morroni, risiedevano nel fatto che “tali impianti sono oggetto della programmazione regionale a cui compete in via esclusiva disciplinarne scelte e contenuti. Una richiesta improcedibile e dunque archiviata, come notificato ieri alla stessa società, in quanto si tratta – di un progetto non coerente con il Piano regionale dei rifiuti vigente, quello del 2009, e tantomeno in linea con i criteri del nuovo Piano regionale”.

Inoltre l’assessore evidenziava che la proposta progettuale prevedeva un impianto di incenerimento di rifiuti con recupero energetico della capacità di 278.000 tonnellate/anno di cui 242.000 costituiti da rifiuti urbani o decadenti dal trattamento di rifiuti urbani. “Una capacità sovradimensionata – rilevava l’assessore – rispetto all’impianto che abbiamo intenzione di realizzare, limitato a un massimo di 160mila tonnellate all’anno, corrispondente al solo fabbisogno di incenerimento dei rifiuti prodotti all’interno del territorio regionale.”

La sentenza del TAR (qui sotto in allegato) si basa sul fatto che l’“improcedibilità” dell’istanza di PAUR presentata da WTE il 9.06.2022, “non costituisce l’esito del procedimento finalizzato alla valutazione dell’impatto del progetto sulle matrici ambientali e sulla salute, ma muove dall’assunto che secondo il Piano regionale per la gestione dei rifiuti approvato con la delibera del Consiglio regionale n. 301 del 2009:

i) gli impianti di recupero e di smaltimento possono essere realizzati solo negli ambiti indicati dal Piano, con esclusione di diverse localizzazioni;

ii) alla puntuale localizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento e recupero deve provvedere l’AURI;

iii) all’AURI compete l’affidamento dell’incarico di progettazione, realizzazione e gestione degli impianti.

La mancata produzione in giudizio del Piano Regionale di gestione dei rifiuti, impedisce di verificare se con esso la Regione Umbria avesse già nel 2009 optato esplicitamente per l’integrazione verticale del ciclo di gestione dei rifiuti.”

Il TAR sostanzialmente distingue due fasi nel ciclo dei rifiuti: la prima è quella della raccolta (fase a monte), la seconda è quella che comprende la realizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento (fase a valle). 

Secondo il TAR in quest’ultima fase, in particolare per la progettazione, la realizzazione e la gestione degli impianti di trattamento mediante recupero anche energetico dei rifiuti, anche in caso di gestione integrata, come previsto nel Piano Rifiuti regionale, oltre al gestore eventualmente scelto dalla pubblica amministrazione (leggasi bando AURI in corso di svolgimento), possono comunque operare anche soggetti privati in regime di libera concorrenza.

Quindi, qualunque azienda privata potrebbe chiedere di essere autorizzata a realizzare un inceneritore in Umbria, con buona pace della Regione e dell’AURI, ed in mancanza di rifiuti prodotti in loco, potrà importarli da altre regioni. 

Secondo il consigliere Catterini “o si cambia direzione oppure rischiamo che da qui a pochi anni potremmo avere almeno tre inceneritori operativi, ossia quello di Terni gestito da ACEA che, sempre grazie al TAR, ha avuto il via libera; quello che sta selezionando la Regione; quello che potrebbe essere realizzato a Gualdo Tadino”.

“Per evitare questi scenari – dice Catterini – l’unica possibilità è quella di rivedere i principi di idoneità delle zone, di rafforzare i vincoli ambientali ed urbanistici per questo tipo di imprese insalubri (la dizione è quella usata dalla normativa!), di rendere antieconomica la costruzione degli inceneritori, ossia ridurre al minimo l’indifferenziata o la parte residuale”. 

Vedremo adesso come la sentenza possa influire sull’affidamento della realizzazione dell’inceneritore previsto dalla Regione, visto anche il recente avviso pubblicato da Auri, per le manifestazioni di interesse di società disposte a realizzare l’impianto.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter