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La vicenda è questa: c’è un credito di 90 mila euro da recuperare e risalente agli anni 2010-2013. Nel 2015 si decide di procedere ma … niente. Nel 2017, pare, si decide nuovamente di procedere ma … ancora niente.

Nel 2023, a credito ampiamente prescritto si procede davvero, ma il Tribunale da atto della prescrizione e condanna alle spese di lite.

Risultato finale: addio 90 mila euro ed in più bisogna pagare le spese legali (all’incirca 6 mila euro). Se fosse finita qui, la questione potrebbe essere rubricata come errore o cattiva amministrazione.

Mail bello deve ancora venire: l’immancabile profilo “crime”, ossia la denunciata sparizione dei fascicoli e la sostituzione dei documenti.

Pare che sia scomparsa la Direttiva di Giunta del 2017 e che nel fascicolo manchino dei documenti; questo, almeno, è quello che sostiene la Giunta.

Chi, come e perché? Mistero.

Come è un mistero il perché, a Todi, un funzionario per recuperare un credito chieda di essere autorizzato dalla Giunta, alla faccia della riforma Bassanini.

Il proliferare delle cd. Direttive di Giunta, uno strumento anomalo, una sorta di placet che i funzionari chiedono prima di compiere un atto di loro competenza.

Ma allora, nel caso di specie, per quale motivo il funzionario di turno, dopo aver chiesto il placet della Giunta (se la Direttiva del 2017 è mai esistita!), non avrebbe provveduto?

Perché ci siamo accorti dell’inerzia solo nel 2023, ossia a 13 anni dal sorgere di un credito (2010-2013) che si prescrive in 5 anni?

Questa ultima domanda se ne tira dietro un’altra: come sono gestiti i residui attivi (some da riscuotere risalenti ad esercizi precedenti) che ogni anno vengono portati in bilancio? Ossia, chi controlla che le somme iscritte a bilancio come crediti da riscuotere siano esigibili o non prescritte?

Il bilancio di Todi si trascina crediti risalenti; ma allora siamo sicuri che questi crediti siano ancora esigibili? In mancanza di un controllo, sorge il dubbio che il bilancio, almeno sul punto, sia falsato.

Questa è una spiegazione che chiediamo all’Assessore al bilancio.

Ecco, questo è il quadro che il Consiglio comunale si è trovato davanti nella seduta del 14 febbraio, quando è stato chiamato a ratificare un debito fuori bilancio, costituito dalle spese di soccombenza.

Un passaggio dovuto, da eseguire entro 120 giorni dalla emanazione della sentenza (10 ottobre). Sul punto la seduta del Consiglio è stata molto accesa; in più occasione le forze di opposizione hanno chiesto alla maggioranza di rinviare la decisione in attesa di maggiori approfondimenti: nulla.

A questo punto il voto contrario è stato un atto obbligato e la maggioranza, causa la mancanza di un consigliere, è andata sotto.

Il voto contrario delle forze di opposizione era un atto dovuto; una formale denuncia di una situazione opaca che nessuno ha voluto chiarire!

Ciascuno di noi si è assunto una responsabilità, ma ne eravamo consapevoli. Era necessario. Il dato politico: la maggioranza si regge su un solo voto di differenza ed è fragile.

Il Consiglio è formato da sedici consiglieri ma non c’è né c’è mai stata alcuna volontà di confronto: condividere non è un’opzione.

Allora, buona fortuna Todi; il mio augurio è che questi ultimi due anni di mandato del Sindaco Ruggiano passino con meno danni possibili.

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