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Con la bocciatura del nostro emendamento al decreto sulle polizze catastrofali, si consuma l’ennesima ingiustizia ai danni delle imprese dei territori già profondamente segnati dal sisma del 2016. Il Movimento 5 Stelle aveva chiesto, con un emendamento a mia prima firma, che l’obbligo assicurativo previsto dalla legge di bilancio per il 2024 non si applicasse alle imprese ubicate nelle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, che ancora oggi portano sulle spalle il peso della ricostruzione mai compiuta e delle promesse disattese. Ma la maggioranza ha detto no. 

L’obbligo di stipulare polizze contro eventi catastrofali, senza alcun meccanismo di calmieramento dei costi o incentivo economico, rappresenta una vera e propria tassa sulle imprese, un aggravio economico che si aggiunge a una lunga lista di oneri burocratici e fiscali. In particolare, per le imprese del cratere sismico del Centro Italia, questo obbligo è semplicemente irricevibile: si tratta di realtà produttive già duramente colpite, che faticano a rialzarsi e che ora si vedono imporre un ulteriore vincolo economico ingiusto e sproporzionato.

La nostra proposta era semplice e di buon senso: esentare queste imprese almeno da quest’ulteriore obbligo, in nome di un principio di equità e giustizia sociale. Ma il governo ha deciso diversamente, dimostrando ancora una volta distanza e indifferenza verso i territori colpiti da calamità. Oltre il danno, arriva così anche la beffa. E nessuna proroga potrà mai rendere legittimo un onere tanto arbitrario quanto irragionevole. 

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