Dal 28 luglio l’Amministrazione del Comune di Fratta Todina ha esposto la bandiera palestinese sul balcone del palazzo comunale, come gesto pubblico e responsabile a favore dei diritti umani, della pace e del diritto internazionale.
In una nota, l’Amministrazione del Sindaco Gianluca Coata, spiega le ragioni di tale decisione: “Esporre questa bandiera è un segnale politico e civile, che richiama un senso di responsabilità di ognuno di noi.
In questo momento nella Striscia di Gaza, donne, bambini, anziani vivono sotto assedio, privati del cibo, dell’acqua, della sicurezza. La fame è utilizzata come strumento di strumento di guerra per piegare la popolazione civile, sono negati il diritto alla vita alla sicurezza alla dignità. Come istituzione democratica non possiamo tollerale che questo avvenga”.
“Esporre questa bandiera – dicono dall’amministrazione frattigiana – non è un atto contro qualcuno, ma a favore di valori fondamentali: la vita, la dignità, la giustizia, la protezione dei civili. È importante sottolineare che rappresenta un gesto, un simbolo che vuole unire e non dividere. I simboli sono importanti perché parlano oltre le parole. Sono strumenti di comunicazione collettiva, danno concretezza a ciò che scegliamo di affermare, o di non accettare e costruiscono identità condivise. Danno forma a valori invisibili, ma essenziali: la pace, la giustizia, la solidarietà.
In ambito istituzionale, un simbolo è anche una dichiarazione di responsabilità. Dire “questa cosa ci riguarda” significa esserci, come cittadini e come amministratori.
Stiamo vivendo in momento storico in cui la violenza è spesso normalizzata e le persone vengono viste come bersagli e non come esseri umani, le ingiustizie vengono derubricate a “fatti lontani”.
In questo contesto i simboli ci aiutano a richiamare attenzione, a suscitare coscienza, a far dialogare le comunità.
Per questo esporre la bandiera palestinese non è solo un gesto formale. È un atto di presenza. Un segno di vicinanza. Un messaggio civile di solidarietà e condivisione.
Crediamo inoltre in un linguaggio che unisce, rifiutiamo la logica del NOI contro LORO, che alimenta l’odio. Il linguaggio che è la prima linea della democrazia.
Crediamo in un linguaggio che riconosce la sofferenza altrui, che non disumanizza, che non semplifica con stereotipi, che non alimenta la violenza. Il modo in cui parliamo del mondo lo plasma.
La pace si costruisce anche così: con parole, con gesti simbolici e con gesti concreti, con memoria e con responsabilità.
Condanniamo l’uso della fame come arma, le uccisioni indiscriminate, la distruzione sistematica di un territorio e di un popolo.
Chiediamo il cessate il fuoco immediato, l’accesso umanitario, la protezione dei civili, come previsto dal diritto internazionale”.








