La Questura di Perugia ci ha comunicato che non concederà alla manifestazione del 27 settembre contro il genocidio del popolo palestinese e il riarmo europeo, di concludersi in Piazza IV Novembre. Un diniego che arriva proprio nei giorni in cui Gaza City brucia di nuovo sotto i bombardamenti, tra vittime civili, ospedali devastati e famiglie distrutte dalle fiamme e dalle macerie.
La comunicazione per la piazza del 27 settembre, come luogo per concludere la manifestazione pacifica e non violenta e promuovere un dibattito con microfono aperto, è stata inoltrata come da iter alla Questura di Perugia il giorno 9/08 e fino a ieri 18/09 non si riscontravano problemi.
La scelta della Questura, avallata da norme liberticide come le leggi Salvini, si inserisce in una logica repressiva che vuole limitare lo spazio democratico e rendere invisibili le voci scomode. L’uso della piazza non può essere ridotto a concessione discrezionale. Questo è chiaramente un tentativo di censura che non ha nulla a che vedere con l’ordine pubblico. Piazza IV Novembre non può essere ridotta a scenografia di lusso per eventi mondani e commerciali ad uso prettamente turistico. Lunedì 22/9 è previsto un incontro in Questura e speriamo che ritirino la prescrizione.
La manifestazione è comunque confermata, ma è nostra opinione che l’arrivo del corteo che partirà da Piazza Partigiani alle ore 17.00 non può essere spostato, in quanto é Piazza IV Novembre il posto da sempre utilizzato per interventi, comunicazioni importanti e incontri con la cittadinanza tutta.
È un diritto fondamentale, non un privilegio, significa abitare profondamente i luoghi della città, restituirli alla loro funzione più autentica quella di essere spazio pubblico, di incontro e di espressione.
Mentre ci auguriamo che la Questura torni sui suoi passi chiediamo a tutte le istituzioni prima di tutto al Comune di Perugia e alla Regione di assumersi la responsabilità di tutelare i diritti di chi abita e vive questi luoghi e di difendere il diritto a manifestare e protestare come sancito dalla Costituzione Italiana. Negare Piazza IV Novembre oggi non significa solo chiudere un luogo fisico: significa tentare di soffocare la voce della città e della regione, venendo meno alla vera funzione della piazza.