Condividi su facebook
Condividi su twitter

Le parole pronunciate da Maurizio Landini nei confronti del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, definita “la cortigiana di Trump”, rappresentano un grave scivolone di sessismo politico e istituzionale.

Un linguaggio volgare e offensivo, che nulla ha a che fare con il confronto democratico e che offende non solo la Premier, ma tutte le donne che si sono affermate con impegno, capacità e merito.

Sorprende, ma non troppo, il silenzio assordante delle forze di sinistra, dei movimenti femministi e di quei paladini dell’educazione affettiva che tanto si indignano quando si parla di patriarcato e di rispetto delle donne.

Eppure, davanti a un insulto apertamente sessista rivolto alla prima donna alla guida del Governo italiano, nessuno ha trovato il coraggio di dissociarsi.

Ricordiamo che il rispetto non si insegna con una materia scolastica, ma si trasmette con l’esempio, quotidiano: con le parole, con i gesti e con la coerenza.

Chi ricopre ruoli pubblici ha il dovere di mantenere il confronto su un piano politico, senza mai scendere nell’attacco personale, né sull’aspetto fisico, né sulle abitudini o sulla sfera privata di chi ricopre cariche istituzionali.

Le critiche devono restare nel campo delle idee e dei programmi, non della denigrazione personale. Il patriarcato non si combatte a targhe alterne.

E oggi, il silenzio della sinistra è la forma più evidente di quel moralismo a corrente alternata che da anni cerca di nascondere dietro la parola “progressismo”.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter