Condividi su facebook
Condividi su twitter
La pubblicazione di un volume con lo studio, l'edizione critica e la traduzione dal latino volgare all'italiano e la mostra alla Torre dei Priori sono un atto di forte responsabilità verso il passato e il patrimonio inestimabile avuto in lascito
Senza nome1

Nel panorama del diritto comunale italiano, lo Statuto di Todi del 1275 occupa un posto di assoluto rilievo, non solo per l’importanza giuridica e politica che rivestì nella storia della città, ma anche per il suo primato cronologico: è, infatti, il più antico statuto comunale integralmente conservato dell’Umbria e uno dei più antichi dell’intera esperienza comunale.

A sette secoli e mezzo dalla sua redazione, l’edizione critica qui presentata, promossa e curata da Gaia Sofia Saiani, sotto la direzione scientifica dell’Accademia Tudertina – Centro Italiano di Studi sul Basso Medioevo, intende restituire alla comunità scientifica e alla cittadinanza un documento fondativo della memoria civile e giuridica tuderte, attraverso una lettura filologicamente rigorosa e storicamente contestualizzata.

La pubblicazione avviene in occasione del LXII Convegno storico internazionale, dedicato quest’anno alla riflessione sui linguaggi normativi e le forme di autogoverno nell’Italia basso-medievale.

Lo statuto del 1275 rappresenta il culmine di un lungo processo di elaborazione normativa che, a partire dall’XI secolo, accompagna l’emergere del Comune come soggetto autonomo di governo.

La città, saldamente inserita nei circuiti politici del Papato, conosce nel corso del Duecento una fase di crescita e consolidamento delle istituzioni comunali, accompagnata da una vivace attività edilizia, urbanistica e culturale.

La stesura dello statuto non è dunque solo un atto di codificazione normativa, ma anche un’operazione politica di auto-rappresentazione: il Comune si mostra capace di governarsi secondo leggi proprie, scritte e pubbliche, poste al di sopra delle volontà individuali e delle pressioni delle fazioni.

La legge, in questo senso, diventa essa stessa fondamento dell’identità cittadina.

L’edizione critica che qui si presenta intende offrire, per la prima volta, un testo scientificamente verificato dello statuto tuderte del 1275, corredato da un apparato di note filologiche, lessicali e storiche.

Il lavoro è il risultato di un lungo e paziente confronto tra i testimoni manoscritti, che ha richiesto un approccio multidisciplinare in grado di coniugare competenze paleografiche, giuridiche, linguistiche e storiche.

In esso si condensano i principi organizzativi e le pratiche amministrative di una comunità che, in un’epoca di profonde trasformazioni politiche, sociali ed economiche, cerca nel diritto scritto uno strumento di identità, controllo e legittimazione.

Redatto in latino volgareggiante, lo statuto si articola in rubriche che spaziano dalla giurisdizione penale e civile all’organizzazione del potere esecutivo, dalla regolamentazione delle attività economiche al controllo delle acque, dei mercati, dei pesi e delle misure.

In ogni articolo si avverte il tentativo di disciplinare la vita cittadina secondo criteri di razionalità e ordine, a fronte di una realtà quotidiana spesso complessa e conflittuale.

L’iniziativa si inserisce in un più ampio progetto di tutela e valorizzazione del patrimonio archivistico tuderte, che negli ultimi anni ha visto impegnati congiuntamente l’Archivio Storico Comunale di Todi e la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Umbria in una serie di interventi mirati al restauro e alla conservazione fisica degli Statuti comunali.

In particolare, l’attenzione si è concentrata sui codici più antichi, minacciati dal degrado materiale e dall’usura del tempo, con operazioni di consolidamento, pulitura, reintegrazione delle lacune e ricondizionamento.

Tali attività, svolte secondo i più aggiornati criteri conservativi, hanno restituito leggibilità e stabilità ai documenti, rendendone possibile la consultazione, lo studio e, come in questo caso, la pubblicazione scientifica.

L’intervento, oltre ad avere una valenza tecnica e archivistica, assume un profondo significato simbolico: la cura del documento antico è, essa stessa, un atto di cittadinanza, un modo per rinsaldare il legame tra la città e la sua storia.

Come tuderte e Sindaco della Città, non posso che esprimere profondo orgoglio istituzionale e personale per il raggiungimento di questo importante traguardo.

Restituire alla comunità e al mondo della ricerca uno dei testi fondativi della nostra identità cittadina rappresenta un atto di responsabilità verso il passato, ma anche un investimento sul futuro.

In un’epoca in cui la memoria storica rischia spesso di essere trascurata, abbiamo scelto con determinazione di investire risorse e competenze per recuperare, restaurare e rendere accessibile questo patrimonio inestimabile.

Lo abbiamo fatto convinti che la cultura, quando è radicata nella storia e condivisa con la cittadinanza, possa costituire la base di un rinnovato senso di appartenenza e coesione.

Il mio ringraziamento va a tutti coloro, il Cisam, la Dottoressa Saioni, gli studiosi, gli archivisti, i restauratori, i funzionari ed i volontari, che hanno reso possibile questo lavoro.

Va soprattutto alla Città che ha saputo credere in questo progetto facendosene interprete e custode.

Per questo la pubblicazione vuole essere, al tempo stesso, uno strumento per la ricerca scientifica e un omaggio alla memoria collettiva di Todi.

Nel celebrare i 750 anni dello statuto, si rinnova l’impegno a custodire e valorizzare il patrimonio documentario del nostro Medioevo comunale, nella convinzione che solo attraverso la conoscenza critica del passato sia possibile comprendere la profondità delle nostre istituzioni e l’originalità della nostra storia.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter