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Le elezioni del 2017 correranno soprattutto sui social, dove c'è già chi si è attrezzato, chi li snobba e chi pensa basti fare presenza all'ultimo momento
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C’erano una volta i partiti… E c’era una loro ritualità di comunicazione. Fatta di quadri murali, di comunicati scritti a più mani, rivisti da più persone, meditati per qualche giorno, portati a mano al corrispondente del giornale e, nell’attesa della pubblicazione negli spazi sempre avari dei quotidiani, sempre suscettibili di revisioni e piccoli aggiustamenti, a seconda delle evoluzioni del quadro politico.
Quel tempo non c’è più. Sembra lontano un’era geologica, anche se in effetti l’abbiamo vissuto anche noi fino a dieci-quindici anni fa. Poi è arrivato internet, la posta elettronica, le testate online, i blog ed infine i social, che hanno sovvertito tutto, cambiando abitudini, modalità e, soprattutto, tempi. Tutto è diventando più veloce, la tempestività ha preso il posto della meditazione.

E’ evidente che, in questo quadro, le prossime elezioni comunali di Todi avranno sul web e sui social in particolare il loro principale terreno di confronto-scontro. Lo è stato per pressochè tutte le ultime consultazioni amministrative e lo sarà, per la prima volta, anche qui nella città di Jacopone, dove a livello locale una prima rottura degli schemi della comunicazione tradizionale fu portata proprio da TamTam online nel 2007. Cinque anni dopo, nel 2012, Facebook già esisteva da tempo ma non era ancora pervasivo come lo è oggi e gli stessi attori in campo lo utilizzarono in modo parziale e rudimentale, o comunque in maniera spesso poco convinta e consapevole.

Nel 2017, dunque, il voto correrà sul web. Chi sarà più bravo ad utilizzare i social? Non lo sappiamo ancora, ma possiamo dire già chi sembra essersi attrezzato ai nuovi tempi e chi no. Da mesi, per esempio, Floriano Pizzichini, candidato sindaco del Movimento Civico Todi, sta utilizzando con costanza quotidiana Facebook, alternando critiche all’attuale Amministrazione a proposte programmatiche, riuscendo spesso ad aggregare intorno ai suoi post discussioni più o meno partecipate ma anche attirandosi, a volte, reazioni contrastanti.

Un altro che sui social sembra muoversi a suo agio, forse anche perchè della generazione dei “nativi digitali”, è Andrea Vannini, giovane capogruppo del Pd in Consiglio comunale, il quale riesce quasi sempre ad attirare l’attenzione dei navigatori in perenne ascolto su Facebook, con i quali non si sottrae al dibattito, se necessario anche duro.
Attivo con regolarità c’è anche il Sindaco, Carlo Rossini, il quale ha caratterizzato il profilo con una linea di comunicazione istituzionale, fatta per lo più di comunicati, articoli e, da ultimo, notizie di servizio.

E gli altri? Su Facebook ci sono tutti o quasi ma l’utilizzo che ne fanno è stato finora poco incisivo, o comunque meno evidente e dirompente dal punto di vista strettamente politico. C’è chi si limita ad una presenza digitale dal profilo discreto e chi di Facebook si è dimenticato quasi subito dopo le ultime elezioni (un po’ come si fa degli elettori), chi è tornato da qualche mese ad essere più attivo e chi ancora aspetta di “riaccendere” il suo profilo a campagna elettorale in corso, quasi si trattasse di una radio con modalità unidirezionale e non di un ambiente virtuale-reale, nel quale si parla, certo, ma si ascolta anche, si dice la propria, ovviamente, ma si risponde pure agli interlocutori/elettori.

E’ inutile negare che sui diversi approcci a Facebook e dintorni incide non solo l’indole personale più o meno social ma anche questioni anagrafiche, che vedrebbero quelli più anziani meno avvezzi a confrontarsi con i nuovi mezzi di comunicazioni. In parte può essere vero, in parte no, come dimostra il caso di Carlo Vannini (padre di Andrea), presenza costante su FB, non di rado con messaggi politici anche non convenzionali. Una prova? Domenica sera ha pubblicato un post per smentire le voci di piazza (quella reale non quella virtuale) che lui non era stato a cena con Pizzichini, come stavano dicendo scorrettamente alcuni personaggi (“fuoco amico”, sembra), per nuocere al figlio, “impegnato in un disegno innovatore di stampo riformatore”.

Il post di Vannini “il vecchio” ha ottenuto subito grande attenzione, nonchè le reazioni dei diretti interessati, aprendo e chiudendo in poche ore un caso che in altri tempi avrebbe continuato a circolare sottovoce, oppure sarebbe rimbalzato per giorni sui giornali, tra retroscena pseudo-giornalistici, ben alimentati dai soggetti coinvolti, o botta e risposta tra i diretti interessati.
La differenza dal passato, quando c’era solo uno ad avere la chiave della bacheca nella quale affiggere il quadro murale del partito, è evidentemente abissale e neppure reversibile. O ci si adegua, o si è fuori.

Alcuni, forse a ragione, non sono per attribuire tutta questa importanza ai social, ritenendo – in parte anche a ragione – che la politica dovrebbe avere altre sedi di confronto, ma ad oggi tanto è. E difendersi, come qualche Solone ha fatto in passato, sentenziando che a “piazze piene corrispondono urne vuote”, non appare una grande strategia politica: forse aiuta a sentirsi meno estraniati dai tempi moderni ma non può sovvertire abitudini che sembrano ormai consolidate nei cittadini-elettori, che hanno per lo più nel web la loro principale fonte di informazione.

Se i tempi di comunicazione e di “ribattuta” politica sono diventati velocissimi, tanto da rendere superato, addirittura più volte nel corso del pomeriggio o della notte, un articolo pubblicato al mattino sui quotidiani tradizionali, anche i rischi di “epic fail” sono sempre più in agguato. Succede così, come è avvenuto giorni fa proprio a Todi, che un partito diffonda un comunicato politico roboante per poi, a distanza di una decina di ore, chiedere la non pubblicazione o rimozione “per evitare eventuali erronee interpretazioni”, che c’erano già state, con il danno bello che consumato. E’ il web bellezza.

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