Comincia alle 15 e 51, venti anni fa esatti dal sisma (1997-2017), il convegno dal titolo “Il percorso di una rinascita”, voluto dal comune di Massa Martana insieme alla Regione Umbria. La giornata commemorativa, è stata aperta dagli interventi del sindaco Maria Pia Bruscolotti e del fisico dell’Ingv, Giuliano Milana (sismogenesi dell’area dei Monti Martani).
L’esperienza della gestione dell’emergenza nel sisma del 1997 è stata raccontata da Maria Teresa Cortellessa dell’Orco, all’epoca prefetto di Perugia, mentre Bruno Bracalente presidente della Regione Umbria dal 1995 al 2000 ha ricordato come è nato il sitema Umbria nella gestione dei terremoti. Il tema della ricostruzione e consolidamento della Rupe di Massa Martana sarà invece affrontato da Maria Rita Lorenzetti, presidente della Regione dal 2000 al 2010.
“Dodici secondi di scossa di magnitudo 4.7 hanno portato a 600 persone sfollate e, per fortuna, nessuna vittima. Questo è stato il risultato – ha detto nel suo intervento Maria Pia Bruscolotti – del terremoto di Massa Martana che anticiperà le due scosse del settembre 1997. Sono onorata di avervi tutti qui oggi. Il terremoto è stato un evento spartiacque per il comune di Massa Martana sono convinta che da qui possa partire un messaggio di speranza per tutte quelle persone che in Umbra e Marche stanno passando questo periodo terribile. Oggi ci sono i rappresentati delle forze dell’ordine che per giorni hanno aiutato la popolazione e gestito l’emergenza sì, ma anche anzia, angoscia e smarrimento. Il centro storico è stato riaperto nel 2004, e oggi Massa Martana fa parte del gruppo dei Borghi più belli d’Italia”.
L’ex Prefetto Maria Cortellessa dell’Orco ha ricordato la sinergia e armonia tra Stato, Regione e popolazione, “nell’emergenza non ci devono essere barriere”. “A 20 anni dal terremoto del 1997 – ha detto Mismetti sindaco di Foligno e Presidente della Provincia di Perugia – possiamo dire che la nostra ricostruzione e stata di assoluta qualità e ha reso le nostre città più belle e vivibili. L’Umbria è diventata un esempio nella riscostruzione dei piccoli centri storici che sono la vera bellezza di questo territorio”.
Bruno Bracalente ha ricordato come i PIR (piani integrati di recupero) fanno parte del modello Umbria che ha voluto fortemente portare avanti lo slogan “come era dove era”, per mantenre l’identità di un popolo. Alla fine del convegno è stata inaugurata nella Chiesa Nova la mostra dedicata all’evento che resterà aperta fino al prossimo 14 maggio.
“Dall’esperienza di quel sisma – ha detto nel suo intervento la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini – abbiamo ereditato cose importanti che ci hanno permesso di affrontare anche il terremoto del 2016 con competenza, conoscenze e consapevolezza. Grazie alla presa di coscienza del fatto che il nostro territorio è esposto ad una fragilità e deve sapere gestire non solo l’emergenza, ma anche la ricostruzione e la prevenzione. Il terremoto del 1997 ci ha consegnato una ricostruzione tale che non ci sono state vittime nel 2016, una struttura tecnica-amministrativa di grande qualità, un sistema di Protezione civile, una struttura operativa di Foligno, una grande rete di volontari e infine una normativa e studi scientifici adeguati. Anche questa volta faremo un salto di qualità per affrontare le sfide e le novità dell’ultimo terremoto, nel nome della sicurezza, della sostenibilità e della qualità”.
A chiudere i lavori l’importante intervento di Vasco Errani che sostanzialmente, sintetizzando, ha messo in evidenza che partendo dalla ricostruzione di un piccolo paese del suo limitato territorio, sismicamente ben fatta a fronte delle tecnologie disponibili 20 anni orsono e allargando le sue considerazioni al terremoto dell’Emilia Romagna e proseguendo poi al fenomeno dell’Italia Centrale del 2016, di enorme ampiezza, ha assicurato che lo Stato ha e troverà i fondi necessari fino alla completa ricostruzione di tutti i borghi e città coinvolte e che attraverso rigidi controlli a tutti i livelli, i finanziamenti messi a disposizione saranno correttamente utilizzati, fino all’ultimo centesimo.
Esprimendo nel contempo però la sua forte preoccupazione e quella del Governo che le Comunità forzatamente sradicate e allontanate dalla calamità dai propri luoghi d’origine, una volta sistemati non tornino tutte a ripopolarli. Prefigurando uno scenario allarmante e sconosciuto di cambio di identità culturale della grande vastità dei territori colpiti. Per questo l’esigenza di far presto, il più presto possibile prima che questo scenario possa concretamente e irrevocabilmente delinearsi.