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Una nuova metodologia per verificare lo scorrimento delle faglie scopre che alcune sono più "scivolose" di altre
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Proprio in concomitanza del terremoto che ha colpito il marscianese, ma non solo, è stato pubblicato, sulla rivista internazionale Nature, uno studio sulle faglie della crosta terrestre, per la ricerca sulle cause dei terremoti, coordinato da Cristiano Collettini, ricercatore di geologia strutturale e geofisica nel dipartimento di scienze della terra Università di Perugia. Lo studio ha visto impegnati anche il Department of geosciences and energy institute center for geomechanics, geofluids, and geohazards, Penn State University, University Park, Pennsylvania con Chris Marone e Andrè Niemeijer, e il dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Siena con Cecilia Viti.
Le faglie presenti all’interno della crosta terrestre sono le strutture geologiche dove si generano i terremoti, pertanto la comprensione delle loro proprietà meccaniche è ritenuta di fondamentale importanza per valutare correttamente il fenomeno terremoto.
Nel lavoro di Collettini e degli altri autori vengono presentati «nuovi dati» sulle proprietà dell’attrito di rocce di faglia ottenuti mediante una innovativa metodologia di esperimenti di laboratorio.
Nello studio sono stati utilizzati dei campioni provenienti da una faglia di notevoli dimensioni esposta all’isola d’Elba.
Tale struttura  fa parte del sistema di faglie dell’Italia centrale ma non è più attiva ed in seguito a vari processi geologici mostra in superficie le rocce di faglia formatesi a profondità crostali comprese tra tre e otto chilometri, quindi a quelle profondità dove al di sotto della catena appenninica si generano i terremoti.
Prima del lavoro pubblicato oggi gli studi sulle proprietà dell’attrito delle faglie sono stati condotti su campioni di roccia frantumati e ridotti in polvere, o su campioni di roccia pre-tagliati, messi a contatto e poi fatti scivolare.
Alcune faglie sono caratterizzate da una forte concentrazione di minerali con basso coefficiente d’attrito lungo le micro superfici di scivolamento.
Al fine di tener conto di questa distribuzione di minerali a basso coefficiente d’attrito, sono stati condotti degli esperimenti sia sulla roccia di faglia intatta, fatta scivolare parallelamente alle micro superfici, sia sulle polveri ottenute dalla macinazione dei campioni intatti.
I risultati degli esperimenti mostrano che i campioni intatti hanno un attrito di circa la metà rispetto alle polveri aventi le stesse percentuali mineralogiche.
Questi risultati hanno delle «forti implicazioni» sulla meccanica dei terremoti dal momento che la magnitudo di un evento è fortemente legata all’entità delle forze che lo hanno prodotto e quindi ai valori dell’attrito lungo il piano di faglia.
 

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