Anche nelle campagne di Monte Castello di Vibio sta volgendo al termine la stagione della raccolta e della molitura delle olive che, quest’anno, ha fornito rese piuttosto elevate sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo con generale soddisfazione da parte di tutti: aziende, piccoli coltivatori, frantoiani e consumatori. Sono sempre in costante aumento, infatti, coloro che scelgono per la propria alimentazione l’olio extravergine di oliva di produzione locale che costituisce un prodotto di assoluta qualità e per questo è molto ricercato e apprezzato.
La pratica della molitura è antichissima e, un tempo, venivano utilizzate, allo scopo, grandi macine in pietra movimentate dalla forza muscolare (di uomini o animali) o dell’acqua. Nel 1888, secondo la rivista “Umbria olearia” edita dalla Camera di Commercio ed Arti dell’Umbria di Foligno, nel territorio di Monte Castello di Vibio, vi erano ben 10 frantoi per le olive di cui 8 a trazione animale e 2 a trazione idraulica (probabilmente collocati lungo il corso del Faena). Ogni frantoio aveva una sola molazza (macina). Gli ulivi censiti nel comune di Monte Castello di Vibio erano circa 20.800 distribuiti su circa 160 ettari complessivi per una media di circa 130 ulivi per ettaro. L’olio prodotto nel periodo dal 1884 al 1888, in media, fu di circa 100 quintali utilizzato prevalentemente per il solo autoconsumo familiare.
L’olivicoltura nelle zone collinari dell’Italia centrale è da sempre una delle coltivazioni più importanti se si considera che anche dopo la famosa gelata del 1929 (che provocò notevoli danni alle piante) circa un sesto della superficie coltivabile era olivata. Secondo Le note pratiche per la razionale coltivazione dell’olivo edito dalla Cattedra ambulante di agricoltura, nei primi anni ’30, l’olivo veniva ancora coltivato per il 92% degli ettari a coltura promiscua (solitamente insieme ai cereali). Solo il restante 8% era coltivato in oliveti specializzati. Sempre secondo Le note pratiche, sappiamo anche che, all’epoca, le rese erano abbastanza basse: in media ogni pianta produceva circa 2 o 3 kg. di olive.
All’interno del paese di Monte Castello di Vibio un tempo vi erano almeno tre mulini a pietra per la macinazione delle olive: il frantoio per le olive appartenente alla famiglia di Angelo Capociuchi (edificio in cui fu poi ospitata la scuola elementare del paese) sito lungo il Rivellino di Levante; il mulino oggi denominato “L’antico frantoio”, risalente intorno al 1500, appartenente alla famiglia Pellegrini sito in largo Silvio Rossi; il mulino per le olive della famiglia di Roberto Ciani ubicato in via Scipione Pettinelli. La foto storica, scattata circa un secolo fa da Mimmo Frollini all’interno di uno dei mulini, documenta proprio la frangitura delle olive come avveniva a Monte Castello di Vibio. Un quarto mulino per la macinazione di cereali (sempre in pietra) era invece ubicato presso l’attuale vicolo del Grifo ed apparteneva alla famiglia Pellegrini.
Di questi luoghi, di questi spazi e di queste attrezzature ormai si è persa quasi la memoria in quanto l’epoca moderna ha introdotto (fortunatamente) altri metodi più efficienti e meno faticosi. Oggi, nel territorio montecastellese, è attivo un unico frantoio oleario a ciclo continuo, sorto negli anni Cinquanta e gestito dall’azienda agricola San Romualdo, che lavora ogni anno dai 1.500 ai 2.000 quintali di olive provenienti sia dal proprio oliveto che da altre aziende agricole o piccoli produttori locali producendo olio extravergine d’olia DOP biologico.









