Il senatore umbro del Pdl e vice presidente della commissione Affari costituzionali di palazzo Madama Domenico Benedetti Valentini, rischia di passare alla storia d’Italia con una proposta di legge tanto audace quanto “impossibile” anche se ricondurrebbe la politica a “servizio” e non a scorciatoia, sicuramente faticosa, per assicurarsi una posizione economica agiata.
Presidente della Repubblica, premier, ministri, parlamentari o consiglieri regionali dovrebbero svolgere la loro attività a titolo gratuito, senza stipendio o indennità e con l’unica garanzia di un rimborso spese.
«’idea – dice Benedetti Valentini- è la più semplice che si possa immaginare: rendere totalmente gratuita, vale a dire ricoperta a titolo puramente onorario, ogni carica pubblica elettiva nell’ambito di tutte le istituzioni repubblicane». Vale a dire dalla massima carica dello Stato, il presidente della Repubblica, al premier e ai ministri, ai presidenti delle Camere e ai parlamentari, ai consiglieri regionali e così via, fino a coprire tutti gli incarichi pubblici elettivi, oggi gratificati da indennità, o stipendi, o gettoni di presenza.
Sopprimendo drasticamente ogni forma di retribuzione, argomenta Benedetti Valentini, «sarà fugato nei cittadini anche il più lontano sospetto che chi si propone per un incarico pubblico elettivo o designato lo faccia per interesse economico: si avrà invece la garanzia che chi si candida è mosso esclusivamente da spirito di servizio o legittima ambizione».
«Naturalmente, all’eliminazione di ogni forma di indennità, stipendio, gettone o assegno -precisa Benedetti Valentini- deve accompagnarsi la previsione della possibilità che sia stabilito per legge un puntuale e verificato rimborso delle spese che devono sopportare quanti sono chiamati all’espletamento delle funzioni pubbliche elettive».
Presidente della Repubblica, premier, ministri, parlamentari o consiglieri regionali dovrebbero svolgere la loro attività a titolo gratuito, senza stipendio o indennità e con l’unica garanzia di un rimborso spese.
«’idea – dice Benedetti Valentini- è la più semplice che si possa immaginare: rendere totalmente gratuita, vale a dire ricoperta a titolo puramente onorario, ogni carica pubblica elettiva nell’ambito di tutte le istituzioni repubblicane». Vale a dire dalla massima carica dello Stato, il presidente della Repubblica, al premier e ai ministri, ai presidenti delle Camere e ai parlamentari, ai consiglieri regionali e così via, fino a coprire tutti gli incarichi pubblici elettivi, oggi gratificati da indennità, o stipendi, o gettoni di presenza.
Sopprimendo drasticamente ogni forma di retribuzione, argomenta Benedetti Valentini, «sarà fugato nei cittadini anche il più lontano sospetto che chi si propone per un incarico pubblico elettivo o designato lo faccia per interesse economico: si avrà invece la garanzia che chi si candida è mosso esclusivamente da spirito di servizio o legittima ambizione».
«Naturalmente, all’eliminazione di ogni forma di indennità, stipendio, gettone o assegno -precisa Benedetti Valentini- deve accompagnarsi la previsione della possibilità che sia stabilito per legge un puntuale e verificato rimborso delle spese che devono sopportare quanti sono chiamati all’espletamento delle funzioni pubbliche elettive».
Un appunto che sicuramente verrà mosso alla proposta è che così facendo la politica sarà riserva di chi ha già i soldi, ma l’obiezione potrebbe essere superata se nel concetto di rimborso spese si considerasse anche il “lucro cessante”.
In altri termini al parlamentare ed alla sua famiglia dovrebbe comunque garantito un reddito almeno pari a quello precedentemente goduto, almeno fino ad un certo limite, oltre, come c’è già, il conteggio del periodo al servizio della repubblica ai fini delle eventuali progressioni di carriera e di trattamento previdenziale.
Per raggiungere l’obiettivo indicato dal parlamentare del Pdl, ammesso e non concesso che questo sia condiviso dai colleghi, occorrerà una legge costituzionale.