L’Unità ha tirato le orecchie a Catiuscia Marini, ma non solo, per lo scarso utilizzo del social network Facebook e Twitter.
Sicuramente la neo governatrice dell’Umbria ha avuto molto da fare per una campagna elettorale tradizionale fatta di innumerevoli incontri che hanno sottratto sicuramente molto tempo e sonno all’allora candidata.
Ma i social network sono diventati il principale strumento di comunicazione dei giovani d’oggi, che tra cinque anni saranno elettori e quindi il richiamo del quotidiano di sinistra assume una ben altra importanza e forse ad esso si dovrebbe prestare più attenzione di quella che è divenuta la moda del momento, cioè proporre voto a 16 anni o cariche parlamentari a 18.
Sembra proprio che si voglia continuare a proporre ai giovani quello che dichiaratamente rifiutano.
Stando a un sondaggio effettuato dall’Ispo tra il 31 marzo e il 1 aprile e che ha reso noto Renato Mannheimer, solo un giovane su tre esprime fiducia nella politica italiana.
Infatti solo il 9% del campione testato dall’istituto ha detto di avere «moltissima fiducia» e il 25% «molta fiducia» (per un totale del 34% di fiduciosi), ben il 32% dichiara «pochissima fiducia» e il 34% «poca», per un totale del 66% di under 34 sfiduciati.
Se poi andiamo a vedere cosa i giovani intendono per politica ai partiti politici non resta che “sotterrarsi dalla vergogna”.
L’istituzione politica per la quale i giovani hanno più fiducia è, infatti, il presidente della Repubblica (84%), seguono con notevole distacco capo del Governo (42%), Parlamento (40%) e partiti politici (18%).
Nei partiti politici ha quindi fiducia solo il 18% del 33% dei giovani italiani ed il risultato è da ridere se non ci fosse da piangere: 6%, cioè solo 6 giovani su 100 !
E questo misero numero di giovani, che corrisponde ironicamente al prefisso telefonico della capitale della politica, sono attratti più dai partiti “radicali” che dagli altri.
Poco più di un terzo dei giovani si definisce di destra/centrodestra (35%) e un altro terzo (32%) di sinistra/centrosinistra.
Insieme alla Marini sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento anche altri politici
”La maggior parte dei candidati – scrive l’Unità – hanno pubblicato un messaggio di ringraziamento ai propri elettori, a prescindere dal fatto che avessero vinto o perso. I "rapidi" (la Bonino e De Luca in Campania) hanno immediatamente postato uno o più messaggi, c’è chi ha reagito dopo qualche giorno ((Zaia, Bresso e Loiero) mentre altri ancora (Penati, Bernini, Modena e Biasotti) sono totalmente scomparsi, interrompendo dall’oggi al domani il flusso di comunicazione attivato solo in funzione della campagna, anche a fronte di migliaia di messaggi che continuano ad affollare le loro "bacheche".”
”Nel mare degli esempi negativi – scrive ancora il quotidiano – spiccano i virtuosi Nichi Vendola e il governatore toscano Enrico Rossi.”
Le regioni dove l’utilizzo dei social network non è stato neanche contemplato sono state Umbria e Marche. In Umbria Catiuscia Marini (centrosinistra) non ha mai rinfrescato il suo account Twitter, inutilizzato da giugno 2009, Fiammetta Modena non è iscritta e Paola Binetti ha un account ma non ha mai scritto nulla.
Situazione simile nelle Marche, dove i due candidati non hanno mai attivato i loro profili.
Le regioni dove l’utilizzo dei social network non è stato neanche contemplato sono state Umbria e Marche. In Umbria Catiuscia Marini (centrosinistra) non ha mai rinfrescato il suo account Twitter, inutilizzato da giugno 2009, Fiammetta Modena non è iscritta e Paola Binetti ha un account ma non ha mai scritto nulla.
Situazione simile nelle Marche, dove i due candidati non hanno mai attivato i loro profili.
Conclude amaramente l’Unità “Sono pochissimi, insomma, i nuovi Presidenti di Regione o gli sconfitti della tornata elettorale per i quali l’appuntamento del 28 e 29 marzo ha rappresentato solo una parentesi in un uso costante e fluido delle reti sociali e di Internet. Quasi tutti non hanno uno staff che se ne occupi o, più semplicemente, non comprendono la vitalità dello strumento.”