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“Dovremo digerire 11 ettari e mezzo di piattaforma logistica” così inizia l’intervento di uno dei presenti, chiaramente contrari, all’incontro di presentazione organizzato il 18 novembre dal costruttore BP srl e dall’Amministrazione presso la sala Gramsci della Biblioteca Comunale. Questa frase riassume, nella sua disarmante semplicità, il metodo di lavoro che, in questi quattro anni e mezzo, ha contraddistinto l’operato della Giunta Mele sul territorio: ignorare un confronto vero con gli abitanti, non applicare i più semplici principi di progettazione partecipata, e fare una sfilata, rigorosamente a giochi già conclusi, magari reagendo con frustrazione quando non si ricevono gli applausi desiderati.

Per parole espresse dalla stessa committenza veniamo a sapere che è passato oltre un anno e mezzo da quando sono stati avviati i primi contatti, in questo lasso di tempo nessun amministratore pubblico ha pensato fosse opportuno instaurare un tavolo di confronto con la popolazione al fine di raccoglierne indicazioni, dubbi, necessità e perplessità.

Scelta, questa, che ormai costituisce una prassi per la giunta Mele, i precedenti casi relativi alla auspicata riqualificazione del Ex-Tabacchificio Pietromarchi in primis, o del ponte di Mercatello, stanno lì a testimoniarlo: ogni opportunità di coinvolgere la popolazione per raccogliere dai cittadini problemi e soluzioni viene puntualmente ignorata. Decisioni importanti e fortemente impattanti per una comunità e per il suo territorio vengono puntualmente calate dall’alto, dando la chiara impressione che i cittadini siano più un fastidioso orpello da cui ottenere voti che una risorsa.

Tornando alla piattaforma, la prima osservazione che ci sentiamo di fare è relativa all’identità del soggetto industriale che, una volta conclusi i lavori, opererà effettivamente nel sito. Al momento, come il costruttore ha specificato, non è stato identificato un soggetto, ma esistono trattative con diversi operatori interessati, e non è quindi possibile avere informazioni in merito.

Ci pare superfluo sottolineare come questa identità sia sicuramente cruciale per il successo e la continuità dell’intervento. Vogliamo sperare che almeno l’Amministrazione, si sia mossa per ottenere le dovute garanzie in merito, prima di consentire che 11,5 ettari di terreni agricoli venissero modificati per sempre.
La seconda osservazione è relativa al principio di compensazione per la cittadinanza, principio che noi avremmo, da amministratori, posto come prioritario all’approvazione di un intervento di questa importanza e di questo impatto -vogliamo ricordare infatti che questi 11.5 ettari sono, in parte, frutto di una variante al PRG.

Le possibili compensazioni sarebbero potute essere di varia natura:

– (VIABILITA’) il costruttore si farà carico della realizzazione di una rotonda per il rallentamento del traffico e l’aumento della sicurezza. Peccato che il traffico con duecento TIR al giorno sarà ben più che rallentato e pericoloso. Questa rotonda si aggiungerà a quella già prevista da tempo che il Comune realizzerà con fondi regionali. Lo stesso progettista ha parlato della necessità di potenziare lo svincolo con la E45, ma a questo proposito siamo nel campo dei desiderata: al di là di un generico riferimento ad ANAS e fondi PNRR, non sono state date altre indicazioni precise su quando e come. Precisiamo ovviamene che di certo non era compito del soggetto privato fornire questi dati, ma secondo noi, era assoluto dovere dell’Amministrazione fornire indicazioni più precise. Ci pare infatti scontato che quell’arteria viaria, la principale per l’accesso a Marsciano, senza le dovute migliorie risulterà intasata se non impercorribile.

– (CICLABILE) si concederà la realizzazione di un pezzo di ciclabile parte della ciclovia del Tevere, ma attualmente collegata a niente, che porterà gli abitanti del Cerro a fare un giro sulla nuova rotonda.

– (SOCIALE) si concederà un parco per la cittadinanza in prossimità della piattaforma e un parcheggio ad uso della protezione civile, buona iniziativa anche se non sappiamo quanto possa essere fruibile un parco nella pertinenza di una immensa piattaforma logistica.

– (PAESAGGISTICO) si concederà la costruzione di una duna di terra a protezione dell’abbagliamento delle luci dei camion in entrata, questa la massima prescrizione rischiesta. Si circonderà il lotto di alberi, lasciandone il cuore completamente scoperto. Certo sarà complicato nascondere un edificio alto quasi 17 metri su una superficie di 3,5 ettari circa, nonostante i poteri di smaterializzazione invocati dalla progettazione pattern.

Ma cosa abbiamo dimenticato? Parecchio purtroppo:
– Non si parla del problema del rumore che dovranno sopportare gli abitanti del Cerro, nessuna presentazione di uno studio di impatto acustico, ma non è compito questo dell’Amministrazione richiederlo?

– Non si parla del problema dell’impermeabilizzazione del suolo, nessuna tavola di analisi per i sistemi di  drenaggio, neanche le foto o uno schema delle vasche di laminazione (il minimo sindacabile) nessun intervento tecnico sul come mitigare lo scorrimento dell’acqua provocato da tutta quell’asfalto, acqua che invece che alimentare le falde acquifere così scarse durante la parte estiva andrà ad alimentare la macchina delle alluvioni.

– Non si parla del problema dell’isola di calore, non esiste una tavola di studio delle alberature, che nei sogni immaginifici di ogni progettista sono alti 20 metri il giorno dopo aver finito le opere. Basta fare un giro alla mitigazione visiva dei magazzini della vetreria di Piegaro per vedere il risultato.

– Non si è ovviamente parlato, neanche lontanamente, della produzione di energia elettrica grazie al fotovoltaico installato sul tetto. L’Amministrazione non ha neanche provato a chiedere, in cambio alla variante del PRG, la prerogativa sull’installazione di quella che potenzialmente è la più grande centrale elettrica del territorio, o la costituzione di una comunità energetica per gli abitanti di Marsciano. Allora sì, ci sarebbe una grossa ricaduta economica.

– Non si è parlato dell’occupazione, e come si potrebbe, se non si conosce neanche l’operatore finale che userà la piattaforma logistica? Cento occupati a regime, questo è il numero indicato non si sa se comprensivo di trasportatori o meno, senza alcuna garanzia sulla tipologia di occupazione che genererà.
In chiusura, questa vicenda rappresenta l’ennesimo esempio della mancanza di trasparenza e di autentico coinvolgimento della comunità da parte dell’Amministrazione di Marsciano. Le decisioni prese a porte chiuse, senza considerare adeguatamente le preoccupazioni dei cittadini, rischiano di compromettere irrimediabilmente l’ambiente e la qualità della vita locale. È imperativo che le istituzioni pongano fine a questa prassi autocratica e inizino a dare priorità al benessere della comunità e non assecondino aprioristicamente ogni, per quanto forte, interesse privato.

La nostra convinzione in questa vicenda è che il soggetto pubblico abbia chiaramente abdicato al suo ruolo di tutela dell’interesse generale adottando una posizione del tutto subalterna. L’idea che l’interesse economico sia necessariamente superiore a quello paesaggistico, culturale o ambientale è ormai ampiamente superata. Il ruolo di un’amministrazione competente è quello di cercare di armonizzare questi molteplici interessi per dare il via ad uno sviluppo autenticamente sostenibile che non depauperi un territorio, il suo ambiente e la sua comunità; ci pare che questo enorme investimento sia una occasione persa per dare concretezza a questa espressione che ormai campeggia in ogni programma elettorale.

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