Secondo i dati Istat, infatti, nel primo trimestre dell’anno le famiglie italiane mostrano una contrazione del risparmio e del reddito, mentre per effetto degli aumenti di prezzi e tariffe la spesa torna a salire.
In dettaglio il reddito disponibile delle famiglie nel primo trimestre accusa un calo dello 0,5% sul trimestre precedente e del 2,6% su base annuale.
Se questi sono dati medi, l’Ocse ha provveduto a fare chiarezza su chi, come nelle statistiche di Trilussa, risulta mangiare il mezzo pollo che invece sta nella pentola del vicino.
L’Outlook 2010 sull’occupazione diffuso dall’Ocse pone gli stipendi italiani tra i piu’ bassi a parita’ di potere d’acquisto (purchasing power parity). I dati sugli stipendi si riferiscono al 2008.
Ebbene, tra i 31 paesi aderenti all’area Ocse, gli stipendi medi annui in Italia raggiungono 30.794 dollari, stanno peggio solo Portogallo, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia, quest’ultima in fondo alla classifica con salari annui pari a 16.021 dollari.
Al top gli stipendi Usa pari a 50.888 dollari annui, poi Australia (45.464 dollari), Olanda (44.755 dollari), Irlanda (44.413 dollari). Gli stipendi italiani sono anche lontanissimi dalla media Ocse (41.435 dollari).
A completare la presa in giro quotidiana la notizia che, se in termini di stipendi l’Italia e’ al 26* posto su 31 paesi, la stessa cosa non si puo’ dire per le ore annue lavorate. I dati sulle ore lavorate si riferiscono al 2009.
Nel Bel Paese la media annua per lavoratore e’ pari a 1.773 ore, nell’area Ocse si viaggia a 1.739 ore annue.
Lavorano di piu’ solo in Grecia, Ungheria, Repubblica Ceca, Messico e Polonia.
Le ore lavorate da un dipendente tricolore sono persino maggiori di quelle lavorate da un americano (1.768), giapponese (1.714), tedesco (1.390).