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L'Università della terza età rende omaggio, insieme all'Amministrazione e alle associazioni locali, alla centenaria signora

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L’Unitre, Associazione delle Università della terza età si unisce al Sindaco,  Francesca Valentini, alle varie Autorità, alle  Associazioni, alla figlia, ai nipoti, ai pronipoti e a tutta la cittadinanza per esprimere alla signora Amabilia le più vive congratulazioni per il suo centesimo compleanno augurandole che possa conservare quella fresca vitalità e gioia di vivere ancora per lunghissimi anni. Quasi tutto il paese conosce Amabilia fisicamente ma non tutti conoscono il suo stile di vita che l’ha portata ad un traguardo che solo pochi raggiungono.
Noi dell’Unitre, a tale scopo, l’abbiamo intervistata direttamente e lei ci ha raccontato  volentieri alcuni episodi della sua lunga vita. Mentre le facciamo delle domande, rimaniamo meravigliati dell’ottima memoria e lucidità che possiede; infatti si ricorda tutti i nomi delle persone conosciute e  rievoca tutta la sua vita con una precisione tale che ci ha anche corretto un episodio che noi non avevamo ben compreso. Con lei abitano sua figlia Fosca e il nipote Giuseppe.

Amabilia ci racconta che è nata  nel Comune di Orvieto, alla Colonnetta di Prodo il 12 agosto 1910. All’ età di dieci anni si trasferisce a San Venanzo, poiché, dopo la morte del padre, sua madre si risposa con Venanzo Mazzeschi  e va  ad abitare con tutta la sua famiglia nella località detta “Ranca”.  
Amabilia si sposa nel 1934 con Giovannino Cerquaglia, si stabilisce nella località  detta “Rocco” e trascorre gran parte della sua vita con i suoceri, cognate e cognati. Era una famiglia patriarcale composta da 13 persone, dove vi era tanto lavoro sia in campagna che in casa,  ma  anche tanta serenità.
Alla domanda se in famiglia avesse mai litigato, così risponde: “Sono andata sempre d’accordo, se qualcosa non andava bene sopportavo, ero molto calma ed ubbidivo ai miei suoceri che ho sempre rispettato. Ho assistito mia suocera, che si era ammalata, per 13 anni,  sempre con amore e cura, non come oggi che alcune persone maltrattano i vecchi e non vedono l’ora che muoiono perché  sono d’impiccio e fatica. Inoltre aiutavo chi aveva bisogno  soprattutto nel fare le iniezioni ed Emma sa quante gliene ho fatte !
Le abbiamo chiesto poi quali sono stati i giorni più belli della sua lunga vita e lei ci ha risposto così: “I giorni più belli della mia vita, sono stati quando, ancora  giovane, andavo a ballare con i miei fratelli e mi divertivo molto e poi  quando si  mi sono sposata perché al matrimonio c’era quasi tutto il paese ed il pranzo era  squisito. Mi piaceva poi cantare e  quando andavo a pascolare le pecore cantavo forte e la mia canzone preferita era “Quel mazzolin di fiori”. 
Si lavorava  tanto, ma si era felici, perché ci si accontentava di quello che avevamo e non si desiderava altro”. Le abbiamo chiesto poi quali sono stati gli episodi  più tristi della sua vita e lei  ci ha detto quanto segue: “I giorni peggiori della mia vita sono stati quando sono venuti in casa nostra i Tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Erano tanti e tutti noi avevamo paura e ci nascondevamo. Stettero con noi due giorni e dovevamo ubbidire ai loro comandi. Avevano occupato la casa e noi siamo andati a dormire nelle grotte. Un giorno tornavo con la tavola del pane sulla testa, appena sfornato; non feci in tempo ad entrare in casa che mi  presero tutte le file. Quando partirono ci portarono via pecore, maiali e un baule pieno di biancheria. Tutta questa roba la caricarono sul nostro carro trainato dai buoi. Si fermarono a Cerqueto e  tutto quello che avevano rubato lo misero su una camionetta di altri Tedeschi ed  abbandonarono il carro con i buoi nella campagna. Ho provato poi tanto dolore e dispiacere quando i Tedeschi  uccisero un ragazzo. Povero ragazzo !
Amabilia è una donna di sani principi morali e religiosi che le sono stati trasmessi dai genitori e di cui ha fatto tesoro. Andava a Messa tutte le domeniche e nei giorni feriali  si recava alle funzioni,  ed ora non potendo recarsi in Chiesa prega tutti i giorni  in camera sua e prima di addormentarsi recita sempre l’Atto di dolore.
Amabilia, nonostante la sua età, è in buona salute e continua a voler essere autosufficiente; non permette a nessuno di  aiutarla a rifarsi il letto o a pulire e  sistemare la sua  stanza, perché non l’accontentano e scherzando dice: “Lo so io come sistemare le mie cose”! Inoltre, è una donna che tiene molto alla pulizia sia della casa che della sua persona. Il nipote Giuseppe ci racconta che quando abitava in campagna, mentre le altre cognate tornavano dai vari lavori con il viso sudato, lei tornava sempre con il viso pulito e fresco e ciò era dovuto anche alla sua costituzione magra.
Giuseppe ci racconta poi che durante l’inverno, quando andava alla Messa portava sempre un cappottino verde con uno scialle che annodava intorno al collo e tale abbigliamento la rendeva  diversa dalle altre donne e nello stesso tempo la rendeva elegante. Nelle altre stagioni portava spesso un golfettino ed annodato intorno al collo il solito scialle.  Abbiamo poi chiesto ad Amabilia se  prendeva medicine  e lei così ci ha risposto: “Non ho mai preso medicine e sono andata all’ospedale all’età di 90 anni per togliere una cateratta e dal dottore ci vado da alcuni anni per fare soltanto dei controlli”.
Nonostante i suoi tanti bucati fatti a mano e con l’acqua  gelida Amabilia  non ha nemmeno i reumatismi. E’ veramente una donna d’altri tempi, di quelle temprate, che nonostante l’età svolgono ancora il loro ruolo di mamme, nonne e in questo caso anche di bisnonne.
“Ho fatto ciò che  ho potuto, dice ancora Amabilia. Il Signore mi ha sempre aiutato”. Giuseppe dice che sua nonna è una donna che ha vissuto nella semplicità ed ha impostato tutta la sua vita nel rispetto degli altri e nell’aiuto al prossimo. La sua è stata una vita normale, vissuta in campagna e lavorando nei campi fin da bambina. E questa vita normale, l’aria salubre del nostro paese, i cibi genuini della nostra terra e la  sua disponibilità che l’hanno accompagnata durante tutta la sua vita, sono il segreto  della sua longevità.
Amabilia ha avuto la possibilità non solo di vivere un secolo ricco di cambiamenti e in continua evoluzione: dalle auto ai computer a internet, dal telefono al telefonino, dalla radio alla televisione, ma anche di osservare le diverse generazioni che si sono susseguite, cominciando dalla propria figlia fino ai pronipoti.
L’ultima domanda, infatti,  che abbiamo rivolto ad Amabilia è stata questa: Quali consigli dareste ai giovani d’oggi per vivere felici e a lungo? Amabilia ha risposto: “Non posso dare dei consigli, perché i ragazzi di oggi  sono troppo diversi da quelli dei miei tempi e non  ascoltano più. Anche i miei nipoti e pronipoti non ascoltano i miei consigli!  Il mondo è a traverso! Posso solo dire di lavorare sempre, di pregare, di camminare molto, di mangiare il giusto, di accontentarsi di quello che si ha e  di  non preoccuparsi  per il domani ma di  vivere giorno per giorno”.
Con queste sue parole Amabilia, ci rivela la sua saggezza nata non dai libri ma dal cuore e dall’ esperienza.  Le auguriamo di nuovo di  vivere ancora a lungo e sempre lucida ed attiva.

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