Proprio mentre il mondo sportivo fiorentino è sconvolto dalla notizia che un altro ex -calciatore della squadra gigliata è stato colpito dalla sclerosi laterale amiotrofica, è giunta dall’America – scatenando polemiche col mondo medico italiano – l’affermazione che potrebbe essere un’altra la malattia che ha colpito spesso pugili e calciatori e che, scambiata per SLA, ha fatto credere che tra queste categorie ci sia una maggiore incidenza.
Lo riferisce una testata web: osservatoriomalattierare, diretta dalla tuderte Ilaria Ciancaleoni Bartoli e che si avvale della collaborazione di numerosi specialisti in tutta Italia.
Dagli Usa dunque il sospetto che alcuni soggetti ritenuti malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), malattia del motoneurone che porta alla paralisi completa del corpo e per la quale non c’è ancora cura, potrebbero in realtà essere affetti da una sindrome differente e appena scoperta da un gruppi di ricercatori della Boston University School of Medicine (BUSM) guidati dalla dottoressa Ann McKee: l’encefalomiopatia cronica traumatica (CTEM).
Tra le principali cause di questa malattia ci sarebbero i ripetuti traumi cranici subiti nel corso della vita: non è un caso che i ricercatori abbiano scoperta la malattia esaminando i cervelli e il midollo spinale di 12 persone tra cui due ex giocatori di football, un pugile e un veterano di guerra. Ai due giocatori di footbal, le cui famiglie hanno donati i cervelli per la ricerca, era stata addirittura diagnosticata la SLA.
La scoperta, appena resa nota, è destinata a destare molto interesse soprattutto per un filone di ricerca che si è sviluppato molto in questi anni, quello del possibile legame tra il gioco professionale del calcio e la SLA.
Filone di ricerca nato anche sull’onda emotiva suscitata dalla malattia di due calciatori noti come Stefano Borgonovo, Stefano Turchi ed ora di Giancarlo Galdiolo.
L’insieme dei dati spingeva a credere che potesse esserci un legame tra la malattia e i traumi cranici ripetuti, anche se non si poteva certo dire che questa fosse l’unica causa quanto piuttosto uno dei fattori responsabili. Insomma il calcio c’entrava ma solo per i traumi ripetuti.
Ma ecco ora che il nuovo studio americano potrebbe cambiare un po’ le carte in tavola affermando che i traumi sono certamente causa di una malattia del motoneurone ma non si tratterebbe di SLA, benché i sintomi siano simili, ma di una malattia mai descritta fino ad oggi e che i ricercatori hanno chiamato encefalomiopatia cronica traumatica (CTEM).
Lo studio della dottoressa McKee, finanziato in parte dalla National Football League, ha trovato che tutti i 12 atleti mostravano nel cervello segni i evidenti di encefalopatia traumatica cronica (CTE) una degenerazione progressiva caratterizzata da un anomalo deposito della proteina Tau e che sarebbe riconducibile a ripetuti traumi cranici, ma anche dalla proteina TDP-43.
Non a caso un tempo questa malattia veniva chiamata anche ‘demenza pugilistica’ collegandone l’insorgenza al gran numero di traumi riportati da questi atleti. Nei tre atleti ai quali era stata diagnosticata una malattia del motoneurone l’anormale deposito di proteina tau non è stata trovata solo in tutto il cervello ma anche nel midollo spinale.
Dunque una malattia SLA-Simile tale da far rilevare una più alta incidenza di SLA, per cui comunemente viene scambiata, tra giocatori professionisti e veterani di guerra.
Ma il prof. Mario Sabatelli, dirigente del reparto di neurologia del Policlinico Agostino Gemelli, suggerisce cautele su un’ipotesi così forte.
Secondo il professore “Gli sportivi che hanno sviluppato la SLA, come Lou Gehrig e Borgonovo non avevano la CTEM e lo dimostra il fatto che non avessero mostrato segni di demenza, Parkinson o disturbi di personalità come invece i tre casi descritti nell’articolo. Quindi è vero che i casi riportati hanno aspetti patologici diversi ma avevano anche una clinica diversa non confrontabile con la SLA classica”.
E’ stata dunque scoperta una nuova malattia ma le cautele sarebbero dunque d’obbligo, soprattutto se la si volesse paragonare alla SLA tanto da sostenere che alcuni casi possano essere stati confusi.
“Il vero problema della SLA – continua Sabatelli – è che si tratta di una malattia complessa nella quale è verosimile che molteplici fattori ambientali, fra i quali forse anche lo sport e i traumatismi insieme a tanti altri come il fumo e pesticidi, possono funzionare da innesco della patologia che si sviluppa però, è questo il dato fondamentale, solo in pochi individui su milioni di esposti.
Quindi va benissimo studiare i fattori ambientali, perchè ci potrebbe fare arrivare indirettamente all’origine del problema, ma è da molti condivisa l’idea che il fattore genetico sia l’elemento predisponente essenziale perchè esploda la SLA”.
“E’ come per il fauvismo – conclude Sabatelli – che determina la crisi emolitica solo nelle persone con il difetto di un gene: non è la fava il vero problema ma il mancato funzionamento di una reazione biochimica per un errore della complessa macchina genetica”
Nessun dubbio dunque che i traumi cranici ripetuti possano far male, e magari anche scatenare malattie gravi come quella appena scoperta ma la causa principale va cercata altrove e gli occhi della comunità scientifica sono sempre più rivolti alla genetica.