Sebbene possa apparire un romanzo, si tratta di una storia vera. E coinvolge Collazzone. È la vicenda di una donna tenace che trascorse un’intera vita di solitudine nascondendo al mondo la propria identità. E che poi lottò fino alla morte per essere riconosciuta. Era Thadea d’Asburgo, figlia illegittima di Carlo V Imperatore e della “bella perusina” Orsolina della nobile famiglia della Penna.
Nel primo Cinquecento, durante un viaggio nelle Fiandre, il marito Valentino de’ Cancellieri si ammala e muore. Rimasta sola a Bruxelles, Orsolina riesce a entrare in contatto con il giovane imperatore Carlo V e, nella primavera 1522, resta incinta di Thadea. Al ritorno in Italia, la piccola vivrà tra Bologna, il convento di Collazzone, Montefalco e, infine, Roma.
Una storia che, portata alla luce da una recente ricerca condotta da Andrea Margaritelli per la fondazione Guglielmo Giordano (https://thadea.org/), è stata di recente segnalata da Laura Antonelli, Sindaco di Collazzone.
Orsolina, scortata per volere di Carlo V da Giovanna di Borgogna, fedele fino alla fine, si ferma prima a Bologna. Proprio nella Ca’ Grande dei Malvezzi, oggi sede centrale dell’Alma Mater Studiorum, il 23 gennaio 1523 nasce Thadea. Mentre Orsolina rientra a Perugia, Thadea è condotta nel piccolo convento di San Lorenzo nei pressi di Collazzone, grazie al riservato intervento delle nobili Francesca di Pandolfo Petrucci e di sua cognata Elisabetta di Giampaolo Baglioni, moglie di Camillo Orsini.
Carlo V, però, non ha dimenticato la figlia, benché illegittima: l’imperatore richiede di incontrarla nel 1530 e nel 1532, in occasione dell’incoronazione a imperatore del Sacro romano impero e dell’incontro con papa Clemente VII.
Nella primavera del 1536 l’esistenza della giovane viene scoperta dai fratelli di Orsolina, che la prelevano dal convento e la danno in sposa, appena tredicenne, a Sinibaldo dei Coppeschi della illustre famiglia de’ Cuppis di Montefalco. Grazie alla figura di Bernardino de’ Cuppis, dalla fine del Quattrocento la famiglia intesse legami con la corte pontificia romana e i Della Rovere.
Nonostante la buona posizione della famiglia, Carlo V non approva le nozze, non ritenendole all’altezza del rango di Thadea: lo testimonia una lettera del 19 aprile 1536, in cui l’imperatore chiede a Orsolina informazioni sul marito della figlia. La vita matrimoniale di Thadea e Sinibaldo prosegue probabilmente tra Montefalco e Roma, dove i de’ Cuppis hanno un palazzo a piazza Navona.
Poco tempo dopo, Thadea si ritrova vedova e orfana degli affetti familiari: muore la madre Orsolina e la giovane si ritira a vita pia a Roma, dove riceve il sostegno del confessore e guida spirituale frate Pedro, che poi si rivelerà un emissario di Carlo V.
L’imperatore, però, muore nel 1558, lasciando Thadea priva anche dell’ultimo legame con la corte. Sono vani i tentativi della donna, che fino alla fine si rivolge a Felipe II per chiedere prove dei propri natali.