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Nella Sala delle Pietre, dal 26 luglio, grandi tele di impatto, tavole “incamottate” e raffinati disegni a “trois crayons”, opere tutte centrate umanisticamente sul tema del volto e della figura
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Jervé, nato Gustavo Alberto Palumbo, artista, architetto e designer, creatore di “Verba” e “Duo”, considerati dai conoscitori i format di ritratto pittorico più introspettivi di sempre, nonché di altre opere dalla spiazzante e sfrontata iconicità, inaugura il prossimo 26 luglio negli spazi della Sala delle Pietre “ESSENZE SEMBIANTI di là dall’apparire”, una personale antologica che spazia dal disegno alla pittura, con il focus sul volto e la figura umana, restituiti in modo che traspaiano le essenze che li animano.
La selezione di opere presentata dall’artista, che vive tra l’Italia e la Spagna insulare, oltre a tutti i ritratti finora realizzati nei format “Verba” e “Duo” (prestati per l’evento dai proprietari collezionisti) comprende inediti assoluti, finora mai esposti al pubblico e documentati solo negli archivi privati che meticolosamente l’artista redige.

Ad accomunare le opere in mostra è l’intento dell’autore di riannodare quei fili che nella millenaria Storia dell’Arte occidentale hanno connesso tra loro epoche, visioni e stili, nell’atto di interrogare il proprio tempo per farne emergere lo spirito: lo Zeitgeist. Quei fili della tradizione culturale che Roberto Longhi diceva unissero idealmente artisti distanti secoli l’uno dall’altro, e che si sono voluti recidere con forza negli ultimi decenni in nome del progresso, lasciando in breve immensi spazï vuoti che gli hype della contemporaneità hanno poi inondato col tumulto della novità.
Ecco quindi coniugati nel procedere dell’artista lo spregiudicato utilizzo delle AI generative in fase progettuale e la maniacale accuratezza del rito di preparazione manuale dei supporti pittorici secondo procedure storiche codificate da secoli.
Ed ecco anche, nella grande tela che fa da immagine portante della mostra, “La Caduta di Lucifero” del 2004, la teatralità della pittura barocca utilizzata intenzionalmente per veicolare contenuti simbolici che codificano riferimenti puntuali all’epoca in cui siamo ora immersi.

Anche nel ritratto, che per Jervé è strumento di investigazione antropologica, gli esiti fondono passato e futuro: tecniche realizzative della classica, come la cosiddetta “incamottatura” delle tavole, e totale rivoluzione del momento della posa, che viene rimpiazzata da una sessione di “introspezione guidata” che l’artista ha messo a punto nel 2022 a dopo anni di incubazione, e che consente al soggetto ritratto di ritornare temporaneamente alla forma pura ed originaria del suo volto – senza maschere sociali ed espressioni temporanee o “spurie“ – e di accedere agli archivi profondi delle sue memorie, dove sono conservate le coordinate della sua identità. Insomma un format quello di “Verba” e “Duo” nel quale i confini tra l’Estetica, la Psicologia e la Crescita Personale si fanno sempre più sfumati.

Per dar modo di comprendere la portata della vera e propria “rivoluzione silenziosa” del ritratto artistico che l’artista porta avanti con tali progetti, sarà possibile sperimentare liberamente il processo introspettivo durante una sessione privata prenotabile con l’artista.
Completano l’antologica le opere della serie “Reload” che rivisitano con esiti imprevisti e persino spiazzanti opere esistenti e storicizzate che hanno trattato temi che l’artista ha ritenuto importanti per la propria ricerca. Una sezione affascinate e ricca di spunti di riflessione.

La mostra sarà aperta tutti i giorni tranne il lunedì con orari 10,30/12,30 e 17,00/20,00. Aperture serali straordinarie fino alla mezzanotte il 2, 10 e 15 agosto.
Negli ambienti espositivi per martedì 29 luglio è programmato il concerto della manifestazione “Suoni dal Legno” in cui si esibiranno Rosario Cicero alla chitarra barocca e Flavio Nati alla chitarra classica.

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